Nella sua Under 23 nella scorsa stagione c’era Miretti, che è diventato il giocatore della Juve con più presenze prima di compiere 20 anni dal 2000 a oggi. Cos’ha di speciale?
«E’ nato giocatore. E’ alla Juve da quando aveva otto anni e in ogni categoria si parlava benissimo di lui. In Primavera ha fatto la differenza, è venuto con me in Serie C a 18 anni e gli avversari venivano a dirmi “lui è di un altro livello”. E’ un ragazzo che in campo legge calcio a livello altissimo, ha tantissime qualità e soprattutto una grandissima personalità».
Ha sempre segnato e anche in questa stagione è arrivato spesso al tiro, ma non ha ancora realizzato un gol. Perché?
«Fermo restando che può migliorare nella finalizzazione, e la forza sua e di tutti gli altri ragazzi è che sanno di dover migliorare in tutto e vogliono farlo, credo che gli basterà realizzare il primo gol. La sua sicurezza in se stesso crescerà e comincerà ad arrivare al gol come faceva in Serie C e in Primavera».
Anche lui ha giocato in tanti ruoli: ne avrà uno ideale in futuro?
«Io penso che quando si sa giocare a calcio, e parliamo di Miretti come di Fagioli o Hans, si può giocare in più ruoli come infatti fanno. Perché sanno leggere le azioni e interpretare il gioco: quindi il ruolo non condiziona la loro prestazione e metto questa tra le loro più grandi qualità».