Il Tar che impone alla Giustizia Sportiva di mostrare quel famoso documento, chiesto un’infinità di volte dalle difese del processo plusvalenze, è una notizia molto importante. E non perché dia l’opportunità alla Juventus di giocare la carta vincente per annullare la sentenza (non è infatti detto che sia decisiva, diciamo che è un po’ come quando mandano l’arbitro al Var). Piuttosto perché si tratta di una bacchettata secca e severa sulle dita della giustizia sportiva. Il Tribunale Amministrativo richiama infatti i tribunali sportivi a un esercizio della giustizia più coerente con la Costituzione e i principi del giusto processo, senza sviare verso quell’iter segreto e privatistico a cui si è assistito (per modo di dire) il 20 gennaio e di cui si è letto nelle successive motivazioni. La giustizia sportiva ha una sua sacrosanta autonomia, ma entro i paletti dei diritti costituzionali, cui il Codice di Giustizia dello Sport del Coni fa peraltro ampi ed esaustivi riferimenti. Per esempio: non esiste nessuna necessità di «essere veloci» a scapito della «certezza» che invece serve per una condanna. E non si può violare il diritto alla difesa in nessun modo. La sentenza del Tar suona come un avvertimento a chi pensa che, in seno alla giustizia sportiva, tutto sia consentito in nome dell’autonomia e dei principi associativi.
La scelta della Figc: non si presenta al Collegio di Garanzia
Così come può essere interessante la scelta della Federcalcio di non presentarsi al Collegio di Garanzia dello Sport contro il ricorso della Juventus. La Figc, insomma, sarà spettatrice e la sentenza di Torsello verrà difesa dal Procuratore Generale dello Sport: formalmente una scelta elegante per dimostrare ancora una volta l’autonomia dei Tribunali Federali, ma che nella sostanza vede la Figc fare un passo indietro rispetto a una vicenda che riguarda una cattiva condotta, ma tecnicamente non viola nessuna sua regola (non esistendone una sulle plusvalenze, come più volte sottolineato dal presidente Gravina e dallo stesso ministro Abodi). Come per la cosiddetta carta segreta, non si tratta di una vittoria della Juventus, ma di un segnale politico molto importante.