Juve, Szczesny e Peyraud-Magnin: portieri per caso, Buffon idolo e i riti pre-partita

I portieri bianconeri protagonisti di un'intervista esclusiva su DAZN: curiosità, aneddoti, retroscena e dettagli di una vita tra i pali
Juve, Szczesny e Peyraud-Magnin: portieri per caso, Buffon idolo e i riti pre-partita© DAZN

“La porta è la nostra casa, abitiamo insieme, ma non avremmo voluto fare i portieri”. Wojciech Szczesny e Pauline Peyraud-Magnin, portieri della Juventus e della Juve Women, sono stati protagonisti di una lunga intervista esclusiva a DAZN, visibile on-demand nella sezione DAZN Heroes. Curiosità, aneddoti, retroscena e dettagli di una vita tra i pali.

Szczesny e Peyraud-Magnin, mancati attaccante e centrocampista: portieri per caso (e talento)

Inevitabile partire dalla scelta del ruolo. Quel ruolo che da ragazzini o ragazzine nessuno vuole fare. Neppure Szczesny: "Mi volevo divertire a giocare a calcio facendo gol. Quando giocavo con mio fratello facevo l’attaccante, ma era davvero scarso. Una punta alta, che non riesce a controllare una palla. Dopo qualche mese l’allenatore è stato molto onesto con me e mi ha detto: “Guarda, sei alto, tuo padre è ex portiere. Provaci”. La prima volta che avevo indossato i guanti avevo tre o quattro anni ed era accaduto proprio con lui. Non mi piaceva per niente, non mi piace ancora, ma ci ho provato ed è andata abbastanza bene direi...”

Pure Peyraud-Magnin non si sarebbe immaginata coi guantoni alle mani: “Successe che un giorno mancava il secondo portiere. Chi prese quel posto? Ovviamente io. Era destino. Posso dire che è stato il destino a mettermi avanti a quel ruolo. Giocavo a Lione, per la precisione centrocampista di sinistra

Ogni portiere ha i suoi riti. “Devo toccare tre pali, poi calpestare il dischetto del rigore e allora sì, possiamo cominciare” ha spiegato Peyraud-Magnin e Szczesny, in campo la suo fianco nel corso delle riprese, ha aggiunto: “Io, invece, no. Non tocco nulla. In porta mi sento a casa mia. Guardo l’area di rigore e mi dico: “ok, qui posso toccare con le mani”. Giochiamo”.

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L'arrivo alla Juve per Szczesny e Peyraud-Magnin sulle orme della leggenda Buffon

L'arrivo alla Juve, ovviamente, un altro dei temi comuni:Alla Juve sono arrivato al momento giusto. Avevo ancora tanto da imparare, ma avevo già un’esperienza internazionale molto importante. Mi sentivo pronto anche a livello mentale di sostituire uno come Buffon. All’epoca mi sembrava una cosa facile, come magari non sarebbe sembrato a chiunque” ha raccontato Szczesny.

E a proposito di Buffon, leggenda vivente del calcio che dal 2021 è tornato nel "suo" Parma, Peyraud-Magnin ha svelato: Ogni volta che gioco all’Allianz Stadium non resisto. Devo toccare la foto di Gianluigi, per ricevere l’energia di Superman. E ad essere sinceri, finora ha sempre portato bene. Niente a che vedere con lo sport ma ammiro Walt Disney. Mi appassiona la sua storia, il suo essere partito dal nulla. Una delle sue frasi famose è: “Bisogna saper sognare nella vita”. Ed ecco perché sono qua davanti a voi. Perché ho sognato e ho voluto realizzarlo. I sogni a volte si realizzano. La Juve mi ha dato tanto, sia calcisticamente sia umanamente. Mi sono sentita rispettata. Non ero nessuno, ero semplicemente un portiere e dovevo rimpiazzare il precedente portiere, che era anche quello della Nazionale. Non era mica una cosa da poco! Mi hanno detto, ecco sei tu e solamente tu. E questo ha fatto la differenza".

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Szczesny e Peyraud-Magnin, la gestione degli errori in campo e i punti di vista sull'omofobia

Szczesny e Peyraud-Magnin hanno parlato di come affrontano gli errori, che per un portiere sono decisamente pesanti da digerire, l'estremo difensore polacco ha puntualizzato che non studia gli altri portieri ma suggerisce agli attaccanti i potenziali punti deboli di quelli avversari mentre la collega francese ha ammesso: "Io guardo tutto, studio il posizionamento degli altri portieri, le loro valutazioni, osservo le loro mani, le loro gambe, i loro spostamenti. Sono più “visiva”, è più facile che apprenda guardando che ascoltando".

Peyraud-Magnin è stata tra le prime calciatrici della Juve che, in carriera, hanno deciso a fare coming out: "Omofobia vuol dire paura. Per me è completamente folle che qualcuno debba avere paura di me. Penso che ora siano tutti più tolleranti, magari non proprio tutti. Per me parte tutto dall’educazione. Se tu insegni a un bambino a essere tollerante lo sarà da adulto. Siamo nel 2023 ed è ancora un argomento di discussione e non dovrebbe esserlo"

Sul tema si è espresso anche Szczesny: "Siamo liberi di amare e di fare ciò che ci pare, sono sicuro che il mondo del calcio è pronto ad accettare tutti per quello che sono. Sicuramente è un tabù perché in tanti non lo hanno ammesso per anni. Come è naturale che sia, ci sono dei ragazzi gay nel calcio. Magari, oltre a chi non ha coraggio di fare coming out c’è anche chi decide di non dichiararsi per scelta. Se preferisce che nessuno lo sappia è giusto così. Ognuno deve sentirsi libero di fare quello che preferisce e di essere chi è".

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“La porta è la nostra casa, abitiamo insieme, ma non avremmo voluto fare i portieri”. Wojciech Szczesny e Pauline Peyraud-Magnin, portieri della Juventus e della Juve Women, sono stati protagonisti di una lunga intervista esclusiva a DAZN, visibile on-demand nella sezione DAZN Heroes. Curiosità, aneddoti, retroscena e dettagli di una vita tra i pali.

Szczesny e Peyraud-Magnin, mancati attaccante e centrocampista: portieri per caso (e talento)

Inevitabile partire dalla scelta del ruolo. Quel ruolo che da ragazzini o ragazzine nessuno vuole fare. Neppure Szczesny: "Mi volevo divertire a giocare a calcio facendo gol. Quando giocavo con mio fratello facevo l’attaccante, ma era davvero scarso. Una punta alta, che non riesce a controllare una palla. Dopo qualche mese l’allenatore è stato molto onesto con me e mi ha detto: “Guarda, sei alto, tuo padre è ex portiere. Provaci”. La prima volta che avevo indossato i guanti avevo tre o quattro anni ed era accaduto proprio con lui. Non mi piaceva per niente, non mi piace ancora, ma ci ho provato ed è andata abbastanza bene direi...”

Pure Peyraud-Magnin non si sarebbe immaginata coi guantoni alle mani: “Successe che un giorno mancava il secondo portiere. Chi prese quel posto? Ovviamente io. Era destino. Posso dire che è stato il destino a mettermi avanti a quel ruolo. Giocavo a Lione, per la precisione centrocampista di sinistra

Ogni portiere ha i suoi riti. “Devo toccare tre pali, poi calpestare il dischetto del rigore e allora sì, possiamo cominciare” ha spiegato Peyraud-Magnin e Szczesny, in campo la suo fianco nel corso delle riprese, ha aggiunto: “Io, invece, no. Non tocco nulla. In porta mi sento a casa mia. Guardo l’area di rigore e mi dico: “ok, qui posso toccare con le mani”. Giochiamo”.

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