Plusvalenze Juventus, la mossa di Figc e Covisoc per difendere il sistema

Si andrà al Consiglio di Stato per non svelare la mail segreta: si allungano i tempi per conoscerne il contenuto

TORINO - Prosegue il conto alla rovescia, monta l’attesa. Così come il senso di incertezza, ovviamente. E giorno dopo giorno si capisce che il “processo plusvalenze” che vede coinvolta la Juventus assume connotati, dimensioni, perimetri che vanno ben oltre l’ambito di una “semplice” inchiesta tesa ad accertare la malagestione (o meno) di un club sportivo. Il -15 inflitto alla Juventus e le inibizioni per i suoi tesserati o ex tesserati finiscono infatti per coinvolgere tutto un campionato, tutto un movimento. “Il sistema”, insomma. Tanto è vero che la Federazione Italiana Giuoco Calcio si è trovata nelle condizioni di dover decidere, in un certo senso, da che parte stare. In reazione a svariati fronti, peraltro. C’è innanzitutto il merito della questione Juventus (che ha portato alla penalizzazione) rispetto al quale la Figc ha subito deciso di mantenersi estranea, terza. Come noto, il processo sulle plusvalenze è giunto all’atto finale, al terzo grado di giudizio. Dopo l’assoluzione per tutti gli imputati presso il Tribunale Federale e presso la Corte Federale d’Appello, la Juventus - e soltanto la Juventus, con annessi tesserati all’epoca dei fatti - è stata condannata previa accoglimento della richiesta di revocazione della precedente sentenza. Hanno inciso gli atti (le intercettazioni, i documenti) dell’inchiesta della Procura del Tribunale di Torino. L’ultima parola spetta dunque al Collegio di Garanzia.

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La presa di posizione della Figc

La Figc ha scelto di non costituirsi nel processo: non l’ha mai fatto riguardo casi di presunta “mala gestione” diversamente, invece, da quanto accaduto nei procedimenti per violazioni regolamentari. Diversa, invece, è la questione del metodo. In questo caso - notizia di ieri - la Figc ha preso posizione eccome: ha scelto di scendere in campo al fianco di Procura federale e Covisoc nel ricorso al Consiglio di Stato. Questione di metodo, appunto... Il fatto che i legali del ds Federico Cherubini e dell’ex dg Fabio Paratici si siano rivolti al Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) del Lazio per avere accesso a dei documenti è ritenuto una violazione della clausola compromissoria. O meglio: che lo abbiano fatto prima di percorrere tutte le vie e i gradi della giustizia sportiva. Dunque in Federazione è ritenuto un atto dovuto la scelta di affiancare i suoi due organismi al Consiglio di stato per difendere, per parte federale appunto, la tenuta dei regolamenti elaborati dalla stessa Figc e, in ultima analisi, del “sistema”.

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La convinzione della Juventus

Manco a dirlo, sul fronte bianconero, c’è massima convinzione a proposito del fatto che non vi sia stata alcuna violazione della clausola compromissoria dal momento che non esistono - nell’ordinamento sportivo - norme che regolamentano l’istituto di accesso agli atti di un processo. E in questo senso il Tar è stato piuttosto inequivocabile, nella sua sentenza: «È evidente l’interesse dell’accesso difensivo. L’atto va conosciuto prima che si concluda il processo sportivo» rimarcando anche «la mancanza di una puntuale disciplina di tutela dell’accesso nell’ordinamento sportivo». Ricordiamo che il documento in questione, oggetto di (vane) richieste sin dai primi passi di questo procedimento, è l’ormai famosa “nota 10940” del 14 aprile 2021 contenete una carteggio tra Covisoc e Procura Federale che, secondo le difese, potrebbe dimostrare che l’inchiesta è iniziata ben prima rispetto a quanto a risulti ufficialmente dagli atti, certificando dunque una lunga serie di violazioni dei tempi procedurali. A questo punto, dunque, si aprono due strade: il Consiglio di Stato può confermare quanto disposto dal Tar (la Covisoc dovrà dunque consegnare la “carta segreta”) oppure accogliere il ricorso della Figc (a quel punto il documento resterà secretato). A prescindere dall’esito della “lotta per la carta segreta”, le sorti della Juventus e dei dirigenti coinvolti saranno definite dal Collegio di Garanzia dello Sport che - data da definirsi - delibererà sulla legittimità o meno della sentenza della Corte federale d’appello.

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TORINO - Prosegue il conto alla rovescia, monta l’attesa. Così come il senso di incertezza, ovviamente. E giorno dopo giorno si capisce che il “processo plusvalenze” che vede coinvolta la Juventus assume connotati, dimensioni, perimetri che vanno ben oltre l’ambito di una “semplice” inchiesta tesa ad accertare la malagestione (o meno) di un club sportivo. Il -15 inflitto alla Juventus e le inibizioni per i suoi tesserati o ex tesserati finiscono infatti per coinvolgere tutto un campionato, tutto un movimento. “Il sistema”, insomma. Tanto è vero che la Federazione Italiana Giuoco Calcio si è trovata nelle condizioni di dover decidere, in un certo senso, da che parte stare. In reazione a svariati fronti, peraltro. C’è innanzitutto il merito della questione Juventus (che ha portato alla penalizzazione) rispetto al quale la Figc ha subito deciso di mantenersi estranea, terza. Come noto, il processo sulle plusvalenze è giunto all’atto finale, al terzo grado di giudizio. Dopo l’assoluzione per tutti gli imputati presso il Tribunale Federale e presso la Corte Federale d’Appello, la Juventus - e soltanto la Juventus, con annessi tesserati all’epoca dei fatti - è stata condannata previa accoglimento della richiesta di revocazione della precedente sentenza. Hanno inciso gli atti (le intercettazioni, i documenti) dell’inchiesta della Procura del Tribunale di Torino. L’ultima parola spetta dunque al Collegio di Garanzia.

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