Juventus Women, Sofie Pedersen: “Europeo a casa mia e scudetto: ci credo!”

La danese: "Scandinavia 2025 è un progetto sostenibile al quale tengo. La rimonta sulla Roma non è impossibile”
Juventus Women, Sofie Pedersen: “Europeo a casa mia e scudetto: ci credo!”© Juventus FC via Getty Images

TORINO - È il cervello sempre pensante della Juventus. La calma quando le compagne hanno bisogno di rifi atare, l’idea quando è il momento di attaccare. Qualità che mostra in campo, davanti alla difesa, e anche fuori. Calma come chi sa ascoltare, geniale come chi si presenta all’intervista con un taccuino di appunti. Che poi non apre nemmeno, perché non ne ha bisogno. Con un italiano quasi perfetto, Sofie Pedersen spalanca così le porte del suo cuore e quelle di casa sua. Quella Danimarca che, insieme a Svezia, Norvegia e Finlandia, ha presentato la candidatura per ospitare gli Europei 2025. E poi quelle dello spogliatoio della Juventus, pronto a una poule scudetto ad alto tasso d’intensità.

Partiamo dalla Euro candidatura: qual è la prima cosa che ha pensato quando l’ha saputo?

«Che sarebbe la realizzazione di un sogno grande. Ho 30 anni e so che non ne giocherò altri 10, per questo poter disputare quel tipo di gare a casa sarebbe un sogno che diventa realtà».

C’è un motivo in particolare per cui l’Uefa dovrebbe puntare sui Paesi nordici?

«Più di uno! Innanzitutto sappiamo come organizzare tornei sportivi di questa portata, poi in questi Paesi la gente ama il calcio femminile. E ancora perché nella candidatura è stata data massima rilevanza al tema della sostenibilità, molto importante anche per me. Penso al fatto che i gironi siano previsti nello stesso Paese, limitando così i viaggi delle squadre, oppure alla possibilità per i tifosi di muoversi sempre con i mezzi pubblici».

Tra i campi gara indicati nella candidatura ci sono quelli di Copenaghen e Odense: c’è un ricordo in particolare che la lega a uno di essi?

«La prima volta allo stadio di Copenaghen, un’amichevole con il Brasile poco prima dell’Europeo 2022. Siamo entrate tutte in campo piangendo, da tanto tempo speravamo di poter finalmente giocare nello stadio “nazionale”. È stata un’emozione incredibile, lo stadio quasi pieno. E abbiamo anche vinto».

Dalla finale dell’edizione 2017, persa con l’Olanda, all’eliminazione ai gironi in Inghilterra, quest’estate, in un raggruppamento di ferro con Germania e Spagna: come sta oggi il movimento danese?

«Sta crescendo molto, e proprio quella partita a Copenaghen lo ha dimostrato, sentiamo tanta fi ducia e percepiamo la voglia di continuare ad andare avanti, anche perché sono molte le giovani dal grande potenziale».

Parliamo un po’ di Juventus. Quanto vale la vittoria di sabato contro l’Inter, che vi porta di nuovo in finale di Coppa Italia?

«Tanto, siamo ancora un po’ stanche, ma molto felici perché è stata dura. Il vento, il caldo, quel loro gol nel fi nale che poteva rimettere tutto in discussione. Invece siamo rimaste tranquille e consapevoli di poter portare a casa la vittoria. E adesso vogliamo vincere anche la finale».

Proprio dopo quella gara, Montemurro ha detto “Mi aspetto che qualcuno, due o tre ragazze, prendano sulle spalle lo spogliatoio”. Il riferimento alle veterane era chiaro, si è sentita chiamata in causa?

«Certo, sento di prendermi questa responsabilità, ma mi aspetto che lo facciano tutte. Sono qui da cinque anni e ogni giorno vedo e sento che tutte vogliono dare il massimo, in partita e in allenamento, per migliorare. Questa stagione è più difficile rispetto a quelle passate, ma credo ancora tanto in questa squadra».

Contro l’Inter l’abbiamo di nuovo vista difensore centrale, per un pezzo di gara. Le piace quel ruolo?

«Se posso aiutare la squadra sono contenta, Sembrant, Salvai e Gama, insieme a Peyraud-Magnin, mi hanno aiutata molto anche perché davanti avevo una come Chawinga... Ma in generale preferisco il mio posto a centrocampo».

Sabato inizia la poule scudetto: le piace questa nuova formula del campionato?

«Sì perché non ci sono gare scontate, in nessuna c’è una favorita. E di solito quando non siamo favorite noi riusciamo sempre a dare il meglio...».

Questo vuol dire che lei crede nella rimonta sulla Roma?

«Ci crederò finché la matematica non mi dirà il contrario. È difficile, ma non è impossibile».

Il secondo posto, che vale la Champions, rimane l’obiettivo minimo.

«La qualificazione è qualcosa a cui non possiamo rinunciare, tanto più dopo un anno come questo in cui abbiamo dimostrato che siamo ancora più vicine alle squadre top in Europa. Credo che in questa stagione abbiamo espresso un gioco migliore rispetto al passato, anche in Champions, e che spesso non abbiamo raccolto quanto seminato. Ma ho sempre visto ogni mia compagna dare il massimo, andare oltre l’errore del momento e aiutarsi reciprocamente. Questa è la cosa più importante per me».

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