Nuova Juve, che numeri: il minutaggio dei giovani bianconeri è da record

La squadra di Allegri è prima tra quelle di Serie A per presenze di calciatori nati dal 2000 in poi e usciti dal settore giovanile. Quest’anno il boom: già il doppio dei minuti dell’intera stagione passata
Nuova Juve, che numeri: il minutaggio dei giovani bianconeri è da record

«C’è un minutaggio di circa 4000 minuti di ragazzi cresciuti nella Next Gen e c’è da esserne orgogliosi», ha detto Massimiliano Allegri dopo Inter-Juventus. I minuti per la precisione sono 4709, considerando anche i 1192 giocati da Moise Kean, che nella Next Gen non ha mai giocato perché quando è nata era già in prima squadra, ma è comunque uscito dal settore giovanile bianconero. Minuto più, minuto meno, l’orgoglio rivendicato da Allegri resta. E resta la consapevolezza che la Juventus stia coltivando un futuro importante. Consapevolezza rafforzata dai numeri. Superflui per rendersi conto che il club bianconero sta puntando con convinzione e risultati crescenti sullo sviluppo dei calciatori del proprio settore giovanile, fondamentali per quantificare e contestualizzare questa linea e i suoi effetti.

Juve, la svolta a partire dal 2018

Una linea intrapresa da diversi anni e che ha avuto il punto di svolta nel 2018, quando la Federcalcio introdusse le seconde squadre, da tempo caldeggiate da Andrea Agnelli, Giuseppe Marotta e Fabio Paratici, e l’allora responsabile del settore giovanile bianconero Federico Cherubini e l’allora suo braccio destro Claudio Chiellini (attuale ds del Pisa) costruirono la prima Juventus Under 23. Basta guardare la crescita costante dello spazio avuto in prima squadra, stagione dopo stagione, dai giovani usciti dal settore giovanile per rendersi conto di quanto quel progetto, poi passato nel 2020 sotto la guida di Giovanni Manna, abbia funzionato e stia funzionando. Il minutaggio dei giocatori usciti dal settore giovanile che non avessero compiuto più di 23 anni al 31 dicembre di ciascuna stagione (l’equivalente dei nati dal 2000 in poi adesso), è cresciuto dagli appena 3 minuti del 2017-18 ai 1009 del 2018-19, fino ai 1927 della scorsa annata. Una crescita che in questa stagione ha fatto registrare un balzo. Palese a prima vista - Fagioli è un titolare, Miretti quasi, Kean un’alternativa preziosa e Soulé, Iling e Barrenechea hanno dato contributi importanti - e certificato dai numeri.

Juve, giovani alla riscossa nel 2022/23

A fine marzo i calciatori bianconeri nati dal 2000 in avanti e che hanno fatto parte del settore giovanile o della seconda squadra hanno già disputato più del doppio dei minuti accumulati nell’intera scorsa stagione da quelli nati dal 1999 in poi. Oltre mille minuti in più dei giocatori con parametri analoghi di Roma e Atalanta, due eccellenze nello sviluppo dei calciatori del settore giovanile. Certo, le esigenze di ridurre i costi e gli infortuni hanno accelerato l’inserimento dei giovani nella Juve, come ha spiegato lo stesso Allegri. Ma se, nonostante le condizioni precarie di Pogba, a gennaio la Juventus ha potuto cedere un centrocampista (McKennie) anziché cercarne uno, è stato perché nel frattempo aveva cresciuto Fagioli e Miretti. Su questa linea programmerà il futuro: una parte della rosa sarà costituita dai giocatori usciti dal settore giovanile, garantendo dna a bianconero e costi sostenibili. Anche per finanziare i colpi di mercato che non mancheranno. Giovani anche stranieri - come Soulé e Iling -, perché l’obiettivo primario sarà sviluppare calciatori all’altezza a prescindere dalla nazionalità, ma in buona parte italiani perché la presenza di uno zoccolo duro azzurro è stata sempre costante nelle Juventus vincenti. Azzurro, già. Assieme al verde simbolo della gioventù è l’altro colore che segna il nuovo corso juventino: non potrà che esserne felice anche il ct Roberto Mancini, che presto avrà in Fagioli e Miretti due centrocampisti giovani e già esperti a livello internazionale. E magari poco dopo potrà contare su altri talenti cresciuti tra Vinovo e la Continassa.

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