Montero: “La Juventus mi ha insegnato l’umiltà. Lippi, che fortuna!”

Le parole dell'ex difensore e attuale tecnico dell'Under 19 bianconera: "Zidane e Del Piero sono stati grandissimi uomini. Si meritano tutto quello che hanno ottenuto"
Montero: “La Juventus mi ha insegnato l’umiltà. Lippi, che fortuna!”© Juventus FC via Getty Images

Paolo Montero si è raccontato ai microfoni di Sportitalia, rivelando: "Sono nato a Montevideo in realtà il 2 e non il 3 come risulta, ma mio padre tornava da una tournée con la squadra e mia madre decise di aspettarlo per registrare la mia nascita. Ero un bambino tranquillo, come tutti in sudamerica giocavo per strada a calcio, basket e altro". Poi, sull'arrivo in Italia: "Ho avuto Menotti come allenatore nel Penarol e mi ha fatto conoscere i dirigenti dell'Atalanta che erano suoi amici. Sono venuti a vedermi in Uruguay. Abbiamo fatto una tournèe a Cagliari e lì hanno deciso di comprarmi nel 1992 e sono arrivato in Italia. All'epoca non esisteva il passaporto comunitario e non era facile. Ero molto giovane ed era difficile trovare un centrale così giovane e ho avuto la fortuna di trovare nel mio cammino Lippi che mi ha voluto alla Juve. Per arrivare ci vuole sempre una mano".

Juventus, la top11 di sempre secondo ChatGPT: c'è Montero

Montero sull'Atalanta e sulla Juventus

Sugli anni all'Atalanta: "Legai molto con la famiglia Ilai e quella Besana sono stati eccezzionali con noi, io arrivai solo con mia mamma, poi sono arrivati mio papà e i miei fratelli. Mio papà gli insegnò a fare la grigliata e tutti i weekend mangiavamo con loro". Sugli anni alla Juventus: "Quando sono arrivato a Torino mi ha sorpreso l'organizzazione che c'era nella squadra. I compagni mi hanno accolto benissimo. Lippi mi ha messo a dormire con Ferrara. Loro avevano vinto la Champions ed erano umili, l'umiltà dei campioni che ti insegnano come ci si deve comportare a certi livelli per mantenersi negli anni. Sono stato fortunato. In quel periodo li, l'Italia era il top. I più forti erano qua e la domenica era bellissimo perché giocavi sempre contro fuoriclasse e quello me lo ricordo sempre perché è stato uno dei periodi più belli. Fastidio per quello che mi dicevano quando giocavo? Io ho interpretato così il calcio. È vero che tante espulsioni non le meritavo, ma altre sì le meritavo. Io sono così anche nella vita, sono passionale e cerco di dare il massimo in quello che faccio". Un trofeo che mi è rimasto nel cuore? No io invece penso che il rammarico è aver perso le finali di Champions. Però sono stato un privilegiato e lo sono ancora".

Finale di Manchester e vecchi compagni

Montero ha parlato della settimana della finale di Champions League a Manchester contro il Milan: "La stavo vivendo normalmente ma poi ho saputo che il mister mi voleva far giocare terzino e gli avevo detto di no. Secondo me Birindelli nella semifinale era stato uno di migliori, aveva marcato Figo. E io gli ho detto con sincerità che era meglio se giocava Birindelli ma alla fine ha insistito e ho giocato li. Ho giocato malissimo i primi 20 minuti su Shevchenko. Dopo il rigore sbagliato, i due/tre giorni dopo sono stati giorni della vergogna perché quando perdo non vado nemmeno al supermercato perché mi vergogno. Sono stati tre giorni bruttissimi". Poi, sul compagno al quale è più legato: "Mark Iuliano. Gli scapoli di turno. Stavamo sempre insieme, passavo quasi tutto il giorno a casa sua". Sulla decisione di diventare allenatore: "Ho inziato a viaggiare per fare il procuratore, ma non mi è mai piaciuto, un giorno ho deciso di cambiare e mi sono iscritto in Uruguay al corso, ho iniziato lì poi dopo che mi sono trasferito in Italia mi sono iscritto al corso di Coverciano e adesso mi trovo qua. Ho lasciato il mio paese 17 anni fa e sono sempre venuto a Torino perché la città mi fa impazzire".

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Su Del Piero, Zidane, Pessotto e Tacchinardi

Su Del Piero e Zidane: "Sono stati, soprattutto come dico ai miei figli, più grandi come uomini che come calciatori, loro come Peruzzi sono un esempio, mi hanno insegnato l'umiltà, si meritano tutto quello che hanno ottenuto". Su Pessotto: "Io con Pessotto mi sono sempre sentito, con lui abbiamo un rapporto di fratellanza, immagino che abbia messo una buona parola alla Juventus di puntare su di me". Su Tacchinardi: "E' un grande, io l'ho conosciuto a Bergamo che era un bambino, l'anno dopo l'ha comprato la Juve. Lui era fortissimo. In quel periodo li i tuoi compagni diventano la tua famiglia. Il gruppo diventa sacro".

Montero, la Juve U19 e i tifosi del Toro

Sulla Juve U19: "Il campionato è molto simile alla C, molto competitivo, ci sono allenatori molto preparati, io continuo a fare esperienza, sono contento di essere tornato alla Juve. Il mio lavoro è di far crescere i ragazzi per la Next Gen e per la prima squadra. Ci sono dei giocatori con dei valori importanti, qualcuno infatti già è in C. La mia esperienza da calciatore aiuta. Aver giocato mi permette di spiegare meglio certe dinamiche, durante le partite. Per me è importante che siano i giocatori a scegliere cosa fare in campo, sono loro che si devono esprimersi, io cerca di lavorare per loro, noi siamo qua per la Juventus e soprattutto per i giocatori". Sul senso d'appartenenza: "Io ce l'ho ed è quello che bisogna trasmettere, è fondamentale. Io allo staff dico che a Vinovo sono felicissimo, mi sento un privilegiato ad essere alla Juventus. Ogni giorno sono grato di essere qua". Sui tifosi del Toro: "Con loro non ho mai avuto problemi, sempre avuto un ottimo rapporto. Ovvio che quando giocavo il derby volevo vincere".

La stagione, il modulo, Mancini e Yildiz

L'ex difensore della Juventus, attuale tecnico della squadra Under 19 bianconera, si è soffermato sulla stagione: "E' stato fin ora un anno buono, escluse le ultime due gare, il derby e la Sampdoria. Siamo in linea con gli obiettivi, alcuni hanno già fatto il salto in Under23, e altri sono vicini. Per me allenatore si può diventare, calciatore si nasce. Allenatore si può diventare, poi non saremo tutti Lippi, Guardiola, Klopp, Ancelotti, però si può diventare. Noi giochiamo con il 4-4-2, in fase offensiva cerchiamo di portare gli esterni sulla linea degli attaccanti. Tante squadre ci aspettano, per questo noi cerchiamo sempre di fare 1 vs 1 e creare superiorità". Infine, su Mancini e Yildiz: "Il loro futuro è nelle loro mani, dipenderà solo da loro".

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Paolo Montero si è raccontato ai microfoni di Sportitalia, rivelando: "Sono nato a Montevideo in realtà il 2 e non il 3 come risulta, ma mio padre tornava da una tournée con la squadra e mia madre decise di aspettarlo per registrare la mia nascita. Ero un bambino tranquillo, come tutti in sudamerica giocavo per strada a calcio, basket e altro". Poi, sull'arrivo in Italia: "Ho avuto Menotti come allenatore nel Penarol e mi ha fatto conoscere i dirigenti dell'Atalanta che erano suoi amici. Sono venuti a vedermi in Uruguay. Abbiamo fatto una tournèe a Cagliari e lì hanno deciso di comprarmi nel 1992 e sono arrivato in Italia. All'epoca non esisteva il passaporto comunitario e non era facile. Ero molto giovane ed era difficile trovare un centrale così giovane e ho avuto la fortuna di trovare nel mio cammino Lippi che mi ha voluto alla Juve. Per arrivare ci vuole sempre una mano".

Juventus, la top11 di sempre secondo ChatGPT: c'è Montero

Montero sull'Atalanta e sulla Juventus

Sugli anni all'Atalanta: "Legai molto con la famiglia Ilai e quella Besana sono stati eccezzionali con noi, io arrivai solo con mia mamma, poi sono arrivati mio papà e i miei fratelli. Mio papà gli insegnò a fare la grigliata e tutti i weekend mangiavamo con loro". Sugli anni alla Juventus: "Quando sono arrivato a Torino mi ha sorpreso l'organizzazione che c'era nella squadra. I compagni mi hanno accolto benissimo. Lippi mi ha messo a dormire con Ferrara. Loro avevano vinto la Champions ed erano umili, l'umiltà dei campioni che ti insegnano come ci si deve comportare a certi livelli per mantenersi negli anni. Sono stato fortunato. In quel periodo li, l'Italia era il top. I più forti erano qua e la domenica era bellissimo perché giocavi sempre contro fuoriclasse e quello me lo ricordo sempre perché è stato uno dei periodi più belli. Fastidio per quello che mi dicevano quando giocavo? Io ho interpretato così il calcio. È vero che tante espulsioni non le meritavo, ma altre sì le meritavo. Io sono così anche nella vita, sono passionale e cerco di dare il massimo in quello che faccio". Un trofeo che mi è rimasto nel cuore? No io invece penso che il rammarico è aver perso le finali di Champions. Però sono stato un privilegiato e lo sono ancora".

Finale di Manchester e vecchi compagni

Montero ha parlato della settimana della finale di Champions League a Manchester contro il Milan: "La stavo vivendo normalmente ma poi ho saputo che il mister mi voleva far giocare terzino e gli avevo detto di no. Secondo me Birindelli nella semifinale era stato uno di migliori, aveva marcato Figo. E io gli ho detto con sincerità che era meglio se giocava Birindelli ma alla fine ha insistito e ho giocato li. Ho giocato malissimo i primi 20 minuti su Shevchenko. Dopo il rigore sbagliato, i due/tre giorni dopo sono stati giorni della vergogna perché quando perdo non vado nemmeno al supermercato perché mi vergogno. Sono stati tre giorni bruttissimi". Poi, sul compagno al quale è più legato: "Mark Iuliano. Gli scapoli di turno. Stavamo sempre insieme, passavo quasi tutto il giorno a casa sua". Sulla decisione di diventare allenatore: "Ho inziato a viaggiare per fare il procuratore, ma non mi è mai piaciuto, un giorno ho deciso di cambiare e mi sono iscritto in Uruguay al corso, ho iniziato lì poi dopo che mi sono trasferito in Italia mi sono iscritto al corso di Coverciano e adesso mi trovo qua. Ho lasciato il mio paese 17 anni fa e sono sempre venuto a Torino perché la città mi fa impazzire".

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