Juventus, firme e fatti: ecco perché le carte non spaventano

Gli accordi di recompra, mai depositati in Lega o in Figc, non risultano sottoscritti. E prefigurano operazioni poi in realtà mai avvenute
Juventus, firme e fatti: ecco perché le carte non spaventano© ANSA

Ma quali “carte segrete”. Le integrazioni d’indagine depositate dagli inquirenti nel corso dell’ultimo mese, nell’ambito dell’Inchiesta Prisma, sono state derubricate con ferma decisione dalla Juventus. «I promemoria attinenti a possibili operazioni di mercato con altri club non rappresentano contratti: i nostri consulenti legali e contabili ne hanno accertato la radicale irrilevanza e inesistenza sotto il profilo giuridico, sia per l’ordinamento sportivo sia per quello statuale», si legge nella relazione finanziaria appena approvata dal CdA della società bianconera. Ma di che carte stiamo parlando? Si tratta, nello specifico, di documenti e scenari figli dell’ultimo giro di interrogatori da parte dei pm torinesi, che tra febbraio e marzo hanno ascoltato da Dybala, per il filone della “manovra stipendi”, a Mandragora, riguardo gli accordi derivanti dalle supposte “partnership sospette”. E proprio su quest’ultimo tema si è focalizzata l’accusa, che ha interpellato anche l’ex dirigente bianconero Maurizio Lombardo dopo aver rinvenuto scritture private ritenute di dubbia liceità.

Procura a Casteldebole

L’ultimo esempio, per scendere nel concreto, riguarda il passaggio di Orsolini dalla Juventus al Bologna, nell’estate del 2019, per 15 milioni di euro. In merito all’operazione, infatti, le indagini avrebbero portato alla luce un documento, mai depositato in Lega o in Federazione, secondo il quale il club bianconero avrebbe potuto riacquistare l’esterno offensivo per 26 milioni nella stagione successiva o per 30 in quella ancora seguente. Una sorta di “diritto di recompra”, insomma, soluzione di mercato che proprio nell’estate del 2019 aveva subito una limitazione da parte della Figc, al fine di cercare di arginarne l’utilizzo. Per questo motivo, negli scorsi giorni, la Procura di Bologna e quella Figc hanno inviato propri esponenti a Casteldebole, riscontrando nei vertici del club rossoblù la medesima serenità dei legali bianconeri: i fogli sarebbero infatti privi di firme, dunque semplici appunti di mercato o accordi con lo stesso valore di una stretta di mano, non documenti con un rilievo legale.

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Precedenti analoghi

Più ancora delle mancate firme, secondo le difese, sono però i mancati riscontri nella realtà dei fatti a contribuire a smontare le tesi degli inquirenti. La Juventus avrebbe beneficiato di un “diritto di recompra” su Orsolini sfruttando un binario alternativo rispetto a quello ufficiale? Difficile sostenerlo e soprattutto dimostrarlo, dal momento che il giocatore in bianconero non è mai tornato. E così via. Perché accuse analoghe, per cui nei giorni scorsi si è mossa la Procura di Cagliari, riguarderebbero il passaggio in Sardegna dell’attaccante Cerri, anche lui mai rientrato a Torino e oggi in campo con il Como. L’unico calciatore a essere effettivamente tornato alla base, dopo la cessione all’Udinese e con relative “side letter” sullo sfondo, è Mandragora. E però... però le stesse carte rinvenute dai pm parlerebbero di un accordo per la recompra sulla base di 26 milioni di euro, mentre la Juventus nel 2020 ha riacquistato il centrocampista per soli 10 milioni più bonus.

La forza dei numeri

E dunque? Dunque l’impressione che ne deriva è che le carte al centro dell’attenzione rientrino nelle normali dinamiche di compravendita. In cui si fanno supposizioni per il futuro, si imbastiscono discorsi, si prendono accordi e si stringono mani. A prescindere dalle strade che poi, alla prova dei fatti, imboccheranno le trattative. Come è fisiologico che ogni società abbia relazioni più produttive e frequenti con alcuni club che con altri: è il calciomercato. E certo non riverbera i propri riflessi, a base di buoni rapporti e società “amiche”, sul campo. Anzi: i numeri tendono a testimoniare il contrario. Il secondo fascicolo della giustizia sportiva si appresta a tirare in ballo, proprio per le relazioni intrattenute con la Juventus, realtà come la Sampdoria, seconda soltanto a Roma e Napoli per punti sottratti ai bianconeri negli anni dei nove scudetti consecutivi (13 su 48 disponibili). O l’Udinese che, con 9 su 54, vanta uno score del tutto analogo a quello del Milan (10 su 54) e Inter (11 su 54). A meno che anche rossoneri e nerazzurri...

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Ma quali “carte segrete”. Le integrazioni d’indagine depositate dagli inquirenti nel corso dell’ultimo mese, nell’ambito dell’Inchiesta Prisma, sono state derubricate con ferma decisione dalla Juventus. «I promemoria attinenti a possibili operazioni di mercato con altri club non rappresentano contratti: i nostri consulenti legali e contabili ne hanno accertato la radicale irrilevanza e inesistenza sotto il profilo giuridico, sia per l’ordinamento sportivo sia per quello statuale», si legge nella relazione finanziaria appena approvata dal CdA della società bianconera. Ma di che carte stiamo parlando? Si tratta, nello specifico, di documenti e scenari figli dell’ultimo giro di interrogatori da parte dei pm torinesi, che tra febbraio e marzo hanno ascoltato da Dybala, per il filone della “manovra stipendi”, a Mandragora, riguardo gli accordi derivanti dalle supposte “partnership sospette”. E proprio su quest’ultimo tema si è focalizzata l’accusa, che ha interpellato anche l’ex dirigente bianconero Maurizio Lombardo dopo aver rinvenuto scritture private ritenute di dubbia liceità.

Procura a Casteldebole

L’ultimo esempio, per scendere nel concreto, riguarda il passaggio di Orsolini dalla Juventus al Bologna, nell’estate del 2019, per 15 milioni di euro. In merito all’operazione, infatti, le indagini avrebbero portato alla luce un documento, mai depositato in Lega o in Federazione, secondo il quale il club bianconero avrebbe potuto riacquistare l’esterno offensivo per 26 milioni nella stagione successiva o per 30 in quella ancora seguente. Una sorta di “diritto di recompra”, insomma, soluzione di mercato che proprio nell’estate del 2019 aveva subito una limitazione da parte della Figc, al fine di cercare di arginarne l’utilizzo. Per questo motivo, negli scorsi giorni, la Procura di Bologna e quella Figc hanno inviato propri esponenti a Casteldebole, riscontrando nei vertici del club rossoblù la medesima serenità dei legali bianconeri: i fogli sarebbero infatti privi di firme, dunque semplici appunti di mercato o accordi con lo stesso valore di una stretta di mano, non documenti con un rilievo legale.

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