La Juve vuole rinascere così: il profilo delineato dalla nuova dirigenza

Carattere, senso di appartenenza e cattiveria agonistica: saranno questi i pilastri della ricostruzione
La Juve vuole rinascere così: il profilo delineato dalla nuova dirigenza© ANSA/Image Sport

TORINO - A fari spenti, come piace dire a qualcuno, ma con lo sguardo bello dritto perché l’obiettivo è chiaro, per nulla sfuocato. La Juventus, in attesa di sapere come e quanto eventualmente influiranno le vicende della giustizia sportiva a livello di punti e quindi di classifica, ha individuato la direzione da seguire. E non è poco. Anche perché il recente mercato di gennaio ha ricordato a tutti che la corsa ai rinforzi doc non è più una gara da centometristi, con i club che partono a razzo per paura di non arrivare in tempo al traguardo, ovvero il calciatore da prendere. La caccia agli acquisti è diventata, come minimo, una gara di mezzofondo: dove quindi non è così premiante lo sprint finale, quanto il ritmo, la costanza delle frequenze. E dunque la Juventus ha cominciato a battere il ferro sapendo che questo è un momento di avvicinamento: utile ma non decisivo. Come si diceva, il club ha individuato il Dna che dovranno avere i nuovi ingressi: calciatori di livello, ovviamente, ma in primis uomini in sintonia con il concetto di Juventus che ha in mente la dirigenza. E per il futuro la quota di italiani all’interno della rosa è destinata ad aumentare per due ragioni.

L’importanza della Next Gen

La prima è legata alla volontà/necessità di poter mandare in campo una squadra forte di uno spiccatissimo senso si appartenenza, in grado di regalare un valore aggiunto soprattutto nei momenti di difficoltà; la seconda al piacere di continuare a caratterizzarsi per quella società che nel solco di una tradizione ormai storica rappresenta l’essenza e l’eccellenza del calcio made in Italy come raccontano le formazioni mondiali azzurre. Ma c’è anche molto di più. Il fatto di avere a disposizione la Next Gen come palestra in cui far irrobustire e crescere i talenti “allevati” nel settore giovanile, con il campionato di serie C e la Coppa Italia di categoria, consentirà di accelerare il percorso utile ad aumentare il tasso di juventinità cento per cento.

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Mercato azzurro

E in un campionato in cui ormai oltre il 70% dei calciatori non ha passaporto italiano, poter disporre di un ricco nucleo di juventini doc potrà regalare un coefficiente di grinta e passione destinato a tradursi in punti in più. Le partite si vincono con i calciatori più forti ma non solo. L’applicazione con cui ognuno dà il meglio del proprio potenziale è un qualcosa che non si può codificare né imporre ma coltivare con pazienza e attenzione. Dunque per la prossima annata calcistica la Juventus setaccerà soprattutto il mercato dei giocatori italiani, magari tifosi juventini sin da piccoli come Locatelli, che non a caso quando si è trattato di lasciare il Sassuolo non ha avuto dubbi su chi scegliere tra bianconeri e Arsenal, nonostante i londinesi gli offrissero un ingaggio più elevato.

Gli identikit

La Juventus ha quindi tracciato gli identikit di chi dovrà in futuro indossare la maglia bianconera. Tra coloro che sono finiti o tornati nel radar della Juventus due giovani promettenti centrocampisti: Frattesi del Sassuolo e Rovella del Monza. O meglio, al Monza, visto che è di proprietà juventina ed in prestito nel club brianzolo. Entrambi stanno disputando una stagione ad alti livelli, dimostrando tra l’altro notevole continuità di rendimento. Per Frattesi le due società hanno cominciato a parlarsi e il ragazzo ha fatto intendere che approdare a Torino sarebbe per lui uno scenario graditissimo. Per quanto riguarda Rovella, il ragazzo ha più volte espresso il desiderio di rientrare sotto la Mole per giocarsi le proprie chance e convincere Allegri di essere uno da Juve. Proprio l’altra sera, durante una premiazione a Milano, ha confessato le proprie speranze per il futuro. «Mi fa piacere che ci siano giovani che giocano nella Juve: faccio il tifo per loro. Tanti ragazzi che stanno giocando sono miei amici».

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TORINO - A fari spenti, come piace dire a qualcuno, ma con lo sguardo bello dritto perché l’obiettivo è chiaro, per nulla sfuocato. La Juventus, in attesa di sapere come e quanto eventualmente influiranno le vicende della giustizia sportiva a livello di punti e quindi di classifica, ha individuato la direzione da seguire. E non è poco. Anche perché il recente mercato di gennaio ha ricordato a tutti che la corsa ai rinforzi doc non è più una gara da centometristi, con i club che partono a razzo per paura di non arrivare in tempo al traguardo, ovvero il calciatore da prendere. La caccia agli acquisti è diventata, come minimo, una gara di mezzofondo: dove quindi non è così premiante lo sprint finale, quanto il ritmo, la costanza delle frequenze. E dunque la Juventus ha cominciato a battere il ferro sapendo che questo è un momento di avvicinamento: utile ma non decisivo. Come si diceva, il club ha individuato il Dna che dovranno avere i nuovi ingressi: calciatori di livello, ovviamente, ma in primis uomini in sintonia con il concetto di Juventus che ha in mente la dirigenza. E per il futuro la quota di italiani all’interno della rosa è destinata ad aumentare per due ragioni.

L’importanza della Next Gen

La prima è legata alla volontà/necessità di poter mandare in campo una squadra forte di uno spiccatissimo senso si appartenenza, in grado di regalare un valore aggiunto soprattutto nei momenti di difficoltà; la seconda al piacere di continuare a caratterizzarsi per quella società che nel solco di una tradizione ormai storica rappresenta l’essenza e l’eccellenza del calcio made in Italy come raccontano le formazioni mondiali azzurre. Ma c’è anche molto di più. Il fatto di avere a disposizione la Next Gen come palestra in cui far irrobustire e crescere i talenti “allevati” nel settore giovanile, con il campionato di serie C e la Coppa Italia di categoria, consentirà di accelerare il percorso utile ad aumentare il tasso di juventinità cento per cento.

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