La Juve e il possibile patteggiamento: dipende da Chiné. Come funziona

Per il filone d'indagine relativo alle manovre stipendi e le partnership sospette esiste l’ipotesi che il club bianconero opti per il dialogo con la Procura Figc

La Juventus attende il crocevia del 19 aprile per sgombrare le nubi che aleggiano sulla Continassa e iniziare a programmare con decisione il proprio futuro. L’ha sostenuto a più riprese Francesco Calvo, l’ha ribadito una volta di più Maurizio Scanavino venerdì in tema di rinnovi dei contratti. Il fatto che il club bianconero sia portato a imperniare i discorsi sul domani intorno alla data in cui il Collegio di Garanzia dello Sport si esprimerà sull’attuale penalizzazione di 15 punti, ritenendo questa la principale variabile imponderabile, potrebbe in qualche modo raccontare delle intenzioni circa l’altro filone d’indagini, quello – in chiusura in queste ore – in cui il procuratore federale Giuseppe Chiné ha raggruppato le manovre stipendi e le partnership sospette.

Juve, la strada del patteggiamento

Potrebbe, il condizionale è d’obbligo. Perché per imboccare eventualmente la strada del cosiddetto patteggiamento, ovvero l’applicazione di sanzioni su richiesta delle parti, non è sufficiente la sola intenzione da parte dell’indagato. Dipende anche, naturalmente, dai capi d’imputazione additati dall’accusa. E proprio in occasione del fascicolo sulle plusvalenze, in questo senso, lo stesso Chiné aveva costruito uno schema... piuttosto sorprendente. La Juventus, in estrema sintesi, potrebbe anche risultare disposta a patteggiare, ma soltanto all’interno di un perimetro di accuse ritenuto “accettabile”.

Un compromesso

La modalità attraverso la quale procedere, nello specifico, sarebbe quella dettagliata dall’articolo 126 del Codice di Giustizia Sportiva della Figc. L’applicazione di sanzioni su richiesta delle parti, in questo caso, avverrebbe subito dopo la notifica di chiusura delle indagini, dunque prima ancora di scoprire gli (eventuali!) atti di deferimento. Anche per questo motivo viene definito “patteggiamento per comodità” e implica la possibilità che la sanzione possa essere «diminuita fino ad un massimo della metà di quella prevista nel caso in cui si procedesse in via ordinaria, ferma restando la possibilità di applicare ulteriori diminuzioni derivanti dall’applicazione di circostanze attenuanti». Non si tratta, in concreto, di una vera e propria ammissione di colpa, quanto più di un compromesso per svicolarsi dalla diatriba giudiziaria in tempi e con sanzioni ritenute accettabili. Anche perché un riconoscimento del fatto commesso – mai avvenuto da parte della Juventus, che continua a professarsi innocente con tutte le proprie forze – finirebbe per avere inevitabili ripercussioni sul successivo processo penale.

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La formula

Già, ma come funziona e quali sono i tempi dell’applicazione di sanzioni su richiesta prima del deferimento? La richiesta, innanzitutto, va formulata al procuratore federale, il quale - qualora ritenga congrua la sanzione indicata, ma anche gli eventuali impegni futuri presi per rimediare - informa direttamente il procuratore generale dello Sport, la cui facoltà è quella di formulare rilievi entro i 10 giorni successivi. Rilievi non tanto o non solo riguardanti l’entità della sanzione, quanto più che altro la formale qualificazione dei fatti commessi (da cui, sì, dipende comunque la successiva pena). La proposta, quindi, viene trasmessa al presidente federale, il quale – entro ulteriori 15 giorni e ascoltato il parere del Consiglio – può formulare proprie osservazioni. Scenario, in ogni caso, piuttosto improbabile, dal momento che Gabriele Gravina rappresenta un organo puramente politico e, dunque, con una competenza relativa sul tema specifico. Completato l’iter, l’accordo diviene definitivo ed entra immediatamente in vigore. Un’eventuale sanzione a carico della Juventus per il secondo fi lone d’indagine, in questo quadro, potrebbe dunque confi gurarsi entro la conclusione del campionato in corso, prevista per il 4 giugno.

E Calciopoli

Il Consiglio di Stato, intanto, ha rinviata al 24 ottobre la discussione sul ricorso della Juventus, dopo che il Tar del Lazio aveva respinto la richiesta di risarcimento di 443 milioni, in merito alle conseguenze di Calciopoli.

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La Juventus attende il crocevia del 19 aprile per sgombrare le nubi che aleggiano sulla Continassa e iniziare a programmare con decisione il proprio futuro. L’ha sostenuto a più riprese Francesco Calvo, l’ha ribadito una volta di più Maurizio Scanavino venerdì in tema di rinnovi dei contratti. Il fatto che il club bianconero sia portato a imperniare i discorsi sul domani intorno alla data in cui il Collegio di Garanzia dello Sport si esprimerà sull’attuale penalizzazione di 15 punti, ritenendo questa la principale variabile imponderabile, potrebbe in qualche modo raccontare delle intenzioni circa l’altro filone d’indagini, quello – in chiusura in queste ore – in cui il procuratore federale Giuseppe Chiné ha raggruppato le manovre stipendi e le partnership sospette.

Juve, la strada del patteggiamento

Potrebbe, il condizionale è d’obbligo. Perché per imboccare eventualmente la strada del cosiddetto patteggiamento, ovvero l’applicazione di sanzioni su richiesta delle parti, non è sufficiente la sola intenzione da parte dell’indagato. Dipende anche, naturalmente, dai capi d’imputazione additati dall’accusa. E proprio in occasione del fascicolo sulle plusvalenze, in questo senso, lo stesso Chiné aveva costruito uno schema... piuttosto sorprendente. La Juventus, in estrema sintesi, potrebbe anche risultare disposta a patteggiare, ma soltanto all’interno di un perimetro di accuse ritenuto “accettabile”.

Un compromesso

La modalità attraverso la quale procedere, nello specifico, sarebbe quella dettagliata dall’articolo 126 del Codice di Giustizia Sportiva della Figc. L’applicazione di sanzioni su richiesta delle parti, in questo caso, avverrebbe subito dopo la notifica di chiusura delle indagini, dunque prima ancora di scoprire gli (eventuali!) atti di deferimento. Anche per questo motivo viene definito “patteggiamento per comodità” e implica la possibilità che la sanzione possa essere «diminuita fino ad un massimo della metà di quella prevista nel caso in cui si procedesse in via ordinaria, ferma restando la possibilità di applicare ulteriori diminuzioni derivanti dall’applicazione di circostanze attenuanti». Non si tratta, in concreto, di una vera e propria ammissione di colpa, quanto più di un compromesso per svicolarsi dalla diatriba giudiziaria in tempi e con sanzioni ritenute accettabili. Anche perché un riconoscimento del fatto commesso – mai avvenuto da parte della Juventus, che continua a professarsi innocente con tutte le proprie forze – finirebbe per avere inevitabili ripercussioni sul successivo processo penale.

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