Massimiliano Allegri non poteva iniziare meglio l'aprile in cui tutto si decide, in campo e fuori. Kean contro il Verona ha firmato la settima vittoria nelle ultime otto partite fra campionato ed Europa League, la quinta di fila; la squadra ha chiuso la diciassettesima gara stagionale senza incassare gol; la zona Champions è a soli 4 punti dai bianconeri, indipendentemente dal Collegio di Garanzia del Coni. La prima semifinale di Coppa Italia con l'Inter nasce sotto il segno migliore, tenuto anche conto del decimo tonfo dei nerazzurri nel massimo torneo, avvitati in una spirale di crisi dalla quale non sembrano capaci di uscire. Quando sarà finita questa stagione - la più difficile, tormentata e tormentosa mai vissuta dai bianconeri negli ultimi diciassette anni - riscrivendone la storia bisognerà riservare il primo capitolo ad Allegri.
Al posto suo, non so quanti altri allenatori sarebbero stati capaci di salire e scendere sulle montagne russe dov'è stato catapultato otto mesi fa: emergenza infortuni cominciata addirittura in luglio, negli Stati Uniti (Pogba, basta la parola); gioco pessimo, culminato con l'umiliazione di cinque sconfitte nelle sei partite del girone Champions, mai patita prima nella storia bianconera e retrocessione in Europa League; ciclone Prisma; progressiva scomparsa dei punti di riferimento societari con l'azzeramento del Cda alle 21.28 del 28 novembre; quinto passivo consecutivo di bilancio; 15 punti di penalizzazione e altro ancora. In tutto questo, Max ha tenuto ferma la barra del timone, a cominciare da quando lo prendevano per il naso e affermava: possiamo andare in Champions anche con il -15. Ora, sul campo sarebbe secondo con 59 punti. Allegri lo sta dimostrando: è proprio vero, nulla è impossibile.