Juve, parliamo di calcio? Sì, lo so, se ne è quasi persa l’abitudine in questi quattro mesi, torturati dalle vicende giudiziarie e dai loro velenosi risvolti mediatici. Perché, alla fine di tutto, di calcio si dovrà parlare: è quella la ragione sociale, no? Lo straordinario lavoro di Massimiliano Allegri nella gestione psico-emotiva della squadra, pilotata abilmente nell’uragano, non può nascondere in eterno i clamorosi limiti della sua Juventus, ieri sconfitta senza neanche combattere in una partita che poteva dare un senso alla stagione, regalando la finale di Coppa Italia. Non è questione di corto muso, è che la Juventus questa volta non ce l’ha neanche messo, il muso.
Dov'è l'agonismo?
Avevamo chiesto un “derby normale”, senza risse e polemiche, ma qualcuno ci ha preso un po’ troppo alla lettera. Una delle resa dei conti stagionale ha visto una Juventus con agonismo flaccido, gioco inconsistente e uno schieramento iniziale discutibile. Il momento cruciale della stagione bianconera coincide con lo sgretolamento degli ultimi sogni e la finale di Europa League è un obiettivo proibitivo se la Juventus è quella di ieri, penosamente svuotata di ogni volontà di vincere.