Pagina 2 | Pogba, Tencone: "Il ginocchio c’entra ancora. Per ripartire, niente vacanze"

TORINO - Professor Fabrizio Tencone - direttore di Isokinetic Torino ed ex medico e responsabile del settore medico della Juventus tra il 1995 e il 2016 - ci aiuta innanzitutto ad interpretare la diagnosi? Gli accertamenti effettuati da Paul Pogba hanno evidenziato una “lesione di basso grado del retto femorale della coscia sinistra”.

«Quello di Pogba è un problema al quadricipite, cioè alla parte anteriore della coscia. Un infortunio di basso grado, dunque di primo grado, solitamente ha dei tempi di recupero di 3-4 settimane».

Quindi, stagione finita.

«Sì, stagione finita. In 15 giorni anche la lesione più semplice non può guarire senza rischi. Potremmo rivedere il giocatore in campo, potenzialmente, ma sarebbe un azzardo oltretutto dopo una stagione così travagliata come quella vissuta dal centrocampista francese».

Su questo Paul Pogba una lesione al retto femorale ha effetti e tempistiche diverse rispetto ad un giocatore che non sia reduce da un lungo stop?

«Non essendo interessata la gamba con il ginocchio operato, direi che l’infortunio non dovrebbe essere più grave o rappresentare una ulteriore complicanza. Al limite - considerando il modo di correre, di allungare di Pogba - la prognosi avrebbe potuto essere più lunga in caso di lesione dei muscoli posteriori, ma invece questo tipo di infortunio dovrebbe guarire nei tempi previsti».

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C’è connessione con l’intervento al menisco e ciò che ne è seguito?

«Indubbiamente questa annata, per Pogba, è stata condizionata da una scelta che si è rivelata drammaticamente sbagliata: posticipare l’intervento al menisco, dopo l’infortunio di luglio. Sono seguiti problemi che riguardavano soprattutto il ginocchio rotto, ma più in generale si è creata una situazione di allenamenti mai continuativi e di preparazione fisica non ottimale. Per questo motivo ritengo che un po’ di collegamento tra i vari infortuni ci sia: la “macchina atleta” deve essere perfetta, se non lo è può dare adito a queste situazioni. Foss’anche remoto, ma un collegamento c’è di sicuro».

Alcuni parlano di “stagione maledetta”. Sfortuna e maledizioni c’entrano realmente o, da un punto di vista scientifico, questo è lo scenario più logico che potesse prospettarsi dopo quella che lei ha definito “scelta drammaticamente sbagliata”?

«Tutto origina da un problema ad un ginocchio che è stato portato avanti per troppo tempo e che ha poi provocato dolori e fastidi che hanno rallentato il rientro fino a rendere i tempi di recupero enormemente lunghi. “Maledetta” potrebbe apparire forse quella prima decisione. Perché è vero che, probabilmente, con una operazione immediata Pogba non avrebbe potuto comunque partecipare ai Mondiali, ma avrebbe certamente potuto disputare una seconda parte di stagione con continuità di allenamenti e quindi di condizione fisica. Di conseguenza il rischio infortuni sarebbe diminuito molto. Quando invece la condizione è imperfetta a seguito di rientri e stop, rientri e stop, allora l’infortunio è dietro l’angolo perché il corpo è comunque più fragile. Non è tutta sfortuna, quindi».

La prossima stagione si può finalmente resettare o serviranno accorgimenti?

«La chiave della prossima stagione sarà l’estate. Non basterà presentarsi il primo giorno di ritiro pensando di esser pronto solo grazie ad un po’ di riposo in vacanza. Questo potrebbe essere un errore. Pogba dovrà fare un’estate di preparazione progressiva sulla parte fisica, muscolare, articolare cercando di mantenere il più alto possibile il livello di condizione in modo da poter ripartire assieme agli altri. Altrimenti si ritroverà a rincorrere, e quando rincorri a volte ti va bene e altre volte ti rompi».

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C’è connessione con l’intervento al menisco e ciò che ne è seguito?

«Indubbiamente questa annata, per Pogba, è stata condizionata da una scelta che si è rivelata drammaticamente sbagliata: posticipare l’intervento al menisco, dopo l’infortunio di luglio. Sono seguiti problemi che riguardavano soprattutto il ginocchio rotto, ma più in generale si è creata una situazione di allenamenti mai continuativi e di preparazione fisica non ottimale. Per questo motivo ritengo che un po’ di collegamento tra i vari infortuni ci sia: la “macchina atleta” deve essere perfetta, se non lo è può dare adito a queste situazioni. Foss’anche remoto, ma un collegamento c’è di sicuro».

Alcuni parlano di “stagione maledetta”. Sfortuna e maledizioni c’entrano realmente o, da un punto di vista scientifico, questo è lo scenario più logico che potesse prospettarsi dopo quella che lei ha definito “scelta drammaticamente sbagliata”?

«Tutto origina da un problema ad un ginocchio che è stato portato avanti per troppo tempo e che ha poi provocato dolori e fastidi che hanno rallentato il rientro fino a rendere i tempi di recupero enormemente lunghi. “Maledetta” potrebbe apparire forse quella prima decisione. Perché è vero che, probabilmente, con una operazione immediata Pogba non avrebbe potuto comunque partecipare ai Mondiali, ma avrebbe certamente potuto disputare una seconda parte di stagione con continuità di allenamenti e quindi di condizione fisica. Di conseguenza il rischio infortuni sarebbe diminuito molto. Quando invece la condizione è imperfetta a seguito di rientri e stop, rientri e stop, allora l’infortunio è dietro l’angolo perché il corpo è comunque più fragile. Non è tutta sfortuna, quindi».

La prossima stagione si può finalmente resettare o serviranno accorgimenti?

«La chiave della prossima stagione sarà l’estate. Non basterà presentarsi il primo giorno di ritiro pensando di esser pronto solo grazie ad un po’ di riposo in vacanza. Questo potrebbe essere un errore. Pogba dovrà fare un’estate di preparazione progressiva sulla parte fisica, muscolare, articolare cercando di mantenere il più alto possibile il livello di condizione in modo da poter ripartire assieme agli altri. Altrimenti si ritroverà a rincorrere, e quando rincorri a volte ti va bene e altre volte ti rompi».

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