Juventus e manovra stipendi: sul campo come ha inciso? Il precedente Inter

Il nuovo deferimento pone un dubbio: ci sono le prove concrete che la violazione amministrativa possa essere considerata slealtà?

C’è un passaggio del deferimento per la manovra stipendi che è molto significativo per provare a capire la logica della giustizia sportiva nei confronti della Juventus. Facendo riferimento alle due manovre stipendi, il procuratore Chiné scrive: «violando il principio contabile di competenza economica e, dunque, in tal modo violando il principio di par condicio con le altre società consorelle della Lega di A, in punto di equilibrio economico finanziario». È un punto fondamentale, perché sdogana la slealtà sportiva su una violazione di tipo amministrativo. La Juventus spostando una parte degli stipendi della stagione 2019-2020 e della stagione 2020-2021 su quelle successive, ha spostato dei debiti da un esercizio all’altro, pubblicando quindi un bilancio che non è una fotografia fedele della sua situazione finanziaria. Oltretutto lo ha fatto senza depositare o depositando in tempi non congrui i contratti con i giocatori.

Dov’è la violazione della par condicio?

Al netto dei tecnicismi contabili, sui quali probabilmente si combattere un’aspra battaglia in sede di giustizia penale, diciamo che è chiaro il tipo di violazione commessa. Il problema è che, in entrambi i casi, l’irregolare spostamento di quella parte di ingaggi non ha influenzato la possibilità di iscriversi al campionato o quella di operare sul calciomercato (anche perché si tratta di un periodo nel quale la Juventus ha ricapitalizzato con 700 milioni di euro). Quindi, fermo restando che - se viene confermata la tesi dell’accusa - lo spostamento di quegli ingaggi ha originato una falsa rappresentazione nel bilancio, sfugge dove sia la violazione della par condicio con le altre «consorelle» (definizione, ci consentirà il procuratore Chiné, davvero esilarante se si pensa a quanto accade in una normalissima assemblea di Lega per decidere il più banale spostamento di un anticipo o un posticipo).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Problema di tipo amministrativo

Se la Juventus poteva iscriversi al campionato e se poteva operare sul mercato anche con la riscrittura dei bilanci operata da Consob (e accettata obtorto collo dalla Juventus nell’ultima relazione), il problema è di tipo amministrativo e va punito come tale, perché la Juventus non ne ha tratto nessun tipo di vantaggio rispetto alle «consorelle», visto che alla fine (tranne per Dybala e Ronaldo) quegli ingaggi li ha comunque pagati, senza evadere il fisco e appesantendo i bilanci successivi. Il tutto mentre competeva con società che non pagavano l’Irpef o, a proposito di stipendi, non li pagavano affatto, risolvendo a monte il problema e vincendo anche lo scudetto. E la par condicio? E le consorelle?

L’autogol più pericoloso

Solo nel 2008, quindi non una vita fa, l’Inter era stata deferita dalla Procura Federale per aver «evitato di rappresentare alla Figc l’esatta situazione patrimoniale ai fini delle verifiche propedeutiche all’ammissione dei campionato 2004-05 e 2005-06 (quello che poi le è stato assegnato a tavolino, ndr)» e anche per «non aver iscritto a bilancio tra il 2003 e il 2004 abnorme e strumentale valutazione di alcuni calciatori». A fronte di queste accuse, l’esito fu un’ammenda di 90mila euro. Il fatto che una violazione amministrativa possa condizionare i risultati sul campo va dimostrato e va dimostrato bene, per rispetto di chi i punti li ha conquistati (i calciatori e l’allenatore) e dei tifosi che hanno assistito (pagando) a delle partite che potrebbero non avere più senso dopo le sentenze. Gli atleti e i tifosi sono il cuore del movimento, colpirli senza un vero motivo non è solo ingiusto, ma il più pericoloso degli autogol.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

C’è un passaggio del deferimento per la manovra stipendi che è molto significativo per provare a capire la logica della giustizia sportiva nei confronti della Juventus. Facendo riferimento alle due manovre stipendi, il procuratore Chiné scrive: «violando il principio contabile di competenza economica e, dunque, in tal modo violando il principio di par condicio con le altre società consorelle della Lega di A, in punto di equilibrio economico finanziario». È un punto fondamentale, perché sdogana la slealtà sportiva su una violazione di tipo amministrativo. La Juventus spostando una parte degli stipendi della stagione 2019-2020 e della stagione 2020-2021 su quelle successive, ha spostato dei debiti da un esercizio all’altro, pubblicando quindi un bilancio che non è una fotografia fedele della sua situazione finanziaria. Oltretutto lo ha fatto senza depositare o depositando in tempi non congrui i contratti con i giocatori.

Dov’è la violazione della par condicio?

Al netto dei tecnicismi contabili, sui quali probabilmente si combattere un’aspra battaglia in sede di giustizia penale, diciamo che è chiaro il tipo di violazione commessa. Il problema è che, in entrambi i casi, l’irregolare spostamento di quella parte di ingaggi non ha influenzato la possibilità di iscriversi al campionato o quella di operare sul calciomercato (anche perché si tratta di un periodo nel quale la Juventus ha ricapitalizzato con 700 milioni di euro). Quindi, fermo restando che - se viene confermata la tesi dell’accusa - lo spostamento di quegli ingaggi ha originato una falsa rappresentazione nel bilancio, sfugge dove sia la violazione della par condicio con le altre «consorelle» (definizione, ci consentirà il procuratore Chiné, davvero esilarante se si pensa a quanto accade in una normalissima assemblea di Lega per decidere il più banale spostamento di un anticipo o un posticipo).

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Juventus e manovra stipendi: sul campo come ha inciso? Il precedente Inter
2