Purtroppo (o per fortuna, chissà) la realtà non si è ancora adeguata ai tempi dei social e non bastano una indignazione, un hashtag in tendenza e neppure una campagna su Twitter per sbloccare una situazione che ci sta a cuore. Sì, purtroppo ormai è drammaticamente difficile da metabolizzare il fatto che la realtà non muti nel tempo rarefatto di un clic, nel tempo della virtualità in cui tutti sono geniali direttori sportivi, provetti allenatori e fantastici procacciatori di notizie (in esclusiva mondiale, ci mancherebbe). Invece la realtà non funziona esattamente così: servono tempo, pazienza e competenza per districare vicende complesse in cui sono coinvolti denari, contratti, dinamiche sportive e, soprattutto, forti personalità. Come quella, è il caso in questione, di Aurelio De Laurentiis alle prese con la rivoluzione del management che ha condotto il suo Napoli alla conquista dello scudetto. Qualcosa che lui stesso ha innescato, ma che ora deve governare per evitare che gli “scoppi” in mano: il momento peggiore per andare a discutere con lui di questioni che non siano in linea con i suoi desideri o che, semplicemente, non lo soddisfino dal punto di vista mediatico-personale.
Napoli, la priorità di De Laurentiis
Insomma: Cristiano Giuntoli sa benissimo che questo non è in alcun modo il momento giusto per andare dal presidente del Napoli per discutere il proprio addio. Lo conosce benissimo, dopo otto anni di frequentazioni quotidiane, e sa che le dinamiche devono seguire tempistiche logiche e ben definite. In questo momento, infatti, la priorità di De Laurentiis è l’ingaggio di un allenatore che sostituisca Luciano Spalletti, il tecnico del terzo scudetto che ha già preparato gli stivali con cui affrontare i lavori nella sua azienda agricola nei pressi di Certaldo, evocativa e suggestiva campagna toscana. Fino a quel momento, la questione del direttore sportivo (passato, prossimo e venturo) passerà inevitabilmente in secondo piano.