Juve, pressione Allegri: Elkann lo guarda. Perché è importante finire bene

Il tecnico bianconero ha due partite, a cominciare dal Milan, per dimostrare alla proprietà di avere ancora in mano la squadra

Non sono due partite a decidere il destino di un allenatore, ma di certo aiutano. Perché in ballo non ci sono soltanto i risultati, per quanto importanti: conta anche altro per la Juventus in una stagione anomala, che lo stesso Massimiliano Allegri non aveva esitato a definire folkloristica. Ecco, il sentirsi sotto esame vale un po’ per tutti, dal parco giocatori - che avrebbe potuto e dovuto dare di più - alla struttura societaria, ma si sa che nel calcio, gira e rigira, il primo a finire sulla graticola è il tecnico, specialmente all’alba di una piccola, grande rivoluzione.

Juve, tutti sotto esame

Le parole di John Elkann, pronunciate martedì e ancora echeggianti alla Continassa, sanno di esame in corso molto più di quanto possa sembrare: «Ho parlato con Allegri, sente la responsabilità della nostra storia ed è determinato con la nostra squadra ad affrontare le due prossime partite per meritare l’Europa sul campo». Europa che, sul campo, è conquistata perché il settimo posto è in cassaforte anche con il -10 e, aspettando il secondo filone, i punti che la squadra ha guadagnato nel rettangolo verde filosoficamente restano, anche qualora tolti d’imperio da un tribunale sportivo. E allora perché il numero uno di Exor avrebbe dovuto parlare di “dare il massimo” per “meritare l’Europa?”.

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Allegri, l'annata e le parole di Elkann

Il significato travalica quello letterale ed è da leggere nelle pieghe di una stagione logorante, in continua altalena, contro tutto e tutti. Una stagione che ha segnato profondamente lo stesso Allegri: è sufficiente guardare la fatica con cui ha affrontato la conferenza stampa post batosta di Empoli per comprendere lo stato d’animo e lo «stillicidio», sempre per utilizzare un termine allegriano, di un’annata che pesa come dieci. In quest’ottica però, da parte dell’allenatore livornese non è mai venuta meno la voglia di combattere: di dimissioni non se ne parla, perché Max del resto non è tipo che si tira indietro davanti alle sfide, tantomeno quelle che spaventerebbero molti suoi colleghi. Però la musica è un po’ cambiata rispetto a novembre, quando lo stesso Elkann, riguardo la guida tecnica della Juventus, utilizzava questa definizione: «Massimiliano Allegri rimane il punto di riferimento dell’area sportiva della Juventus: contiamo di lui e su tutta la squadra per continuare a vincere come hanno dimostrato di saper fare nelle ultime giornate, mantenendo alti i nostri obiettivi sul campo». Adesso il tiro è stato abbassato fino a dire che Allegri è determinato «ad affrontare le prossime due partite» in una Juventus che si evolve e che sta ancora cercando un centro di gravità permanente.

Il contratto di Allegri e il finale di stagione

Attenzione: non è detto che quel centro non debba essere Allegri. Il collante che in questo momento lega di più allenatore e club è proprio quel contratto fino al 2025 a cifre da top europeo. E la Juventus, in questa fase complicata della sua storia, deve fare attenzione ai conti molto più che in altre occasioni. Ma la possibilità di trovare un’intesa per una risoluzione consensuale non è da escludere. Deciderà la proprietà di concerto con l’allenatore. Ma è anche per questo che il vertice della piramide bianconera vuole capire qualcosa in più nelle prossime partite, al netto dei risultati: vuole comprendere se il fuoco sacro di Allegri sia acceso, se il tecnico abbia ancora in mano le redini della squadra, se insomma Max sia ancora il motore a pieni cavalli di una Juventus che per ripartire dovrà andare al doppio della velocità.

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Non sono due partite a decidere il destino di un allenatore, ma di certo aiutano. Perché in ballo non ci sono soltanto i risultati, per quanto importanti: conta anche altro per la Juventus in una stagione anomala, che lo stesso Massimiliano Allegri non aveva esitato a definire folkloristica. Ecco, il sentirsi sotto esame vale un po’ per tutti, dal parco giocatori - che avrebbe potuto e dovuto dare di più - alla struttura societaria, ma si sa che nel calcio, gira e rigira, il primo a finire sulla graticola è il tecnico, specialmente all’alba di una piccola, grande rivoluzione.

Juve, tutti sotto esame

Le parole di John Elkann, pronunciate martedì e ancora echeggianti alla Continassa, sanno di esame in corso molto più di quanto possa sembrare: «Ho parlato con Allegri, sente la responsabilità della nostra storia ed è determinato con la nostra squadra ad affrontare le due prossime partite per meritare l’Europa sul campo». Europa che, sul campo, è conquistata perché il settimo posto è in cassaforte anche con il -10 e, aspettando il secondo filone, i punti che la squadra ha guadagnato nel rettangolo verde filosoficamente restano, anche qualora tolti d’imperio da un tribunale sportivo. E allora perché il numero uno di Exor avrebbe dovuto parlare di “dare il massimo” per “meritare l’Europa?”.

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