Juve, l'ultimo Stadium è pieno di amarezza. Gioia solo per il Milan

La squadra di Allegri perde, Giroud qualifica i rossoneri per la Coppa regina. La curva contesta, per tanti l'addio è nero come l'umore di Di Maria e compagni

TORINO - Un finale amaro. Un saluto strozzato in gola. La gioia è tutta del Milan che vince grazie alla testata di Giroud e strappa un posto per la prossima Champions League. La rabbia è tutta della Juve che perde e che ancora non sa che cosa le accadrà. Intanto, il -10 certifica l'uscita dall'Europa che conta. Resterebbe quella minore, non fosse altro che sul capo del club pende ancora la mannaia del processo sulla manovra stipendi. Quindi, anche una possibile nuova punizione-penalizzazione. Un ultimo Stadium da dimenticare. Senza foto ricordo.

C'era una volta la Juve

Detto questo, la decima sconfitta in campionato pesa, anche sul morale dei giocatori e della gente. Tra delusione e rabbia, non si capisce cosa prevalga. La stagione è questa: all'insegna dell'orrore. Poco da commentare, perché la squadra di Pioli vince e la squadra di Allegri che in avvio spreca poi non riesce a rimediare. E i suoi big steccano tutti, uno dietro l'altro. Con e senza alibi. Rimarrebbe la consolazione della conquista del traguardo "sul campo", ben sapendo che niente e nessuno toglierà quel -10. Anzi, l'attesa - rassegnata - è per un arrotondamento per far sì che la Juve resti proprio fuori dalle Coppe. Impossibile da accettare per molti.

Calvo e le parole sul -10

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Di Maria ai saluti, Leao rinnovato

Nelle scelte dei due allenatori c'è libertà piena, non avendo altri impegni se non il finale di campionato. Senza Vlahovic, il tridente bianconero è con Kean, Di Maria e Chiesa, ma in realtà il Fideo è libero di inventare gioco, anche da dietro, mentre Kostic e Cuadrado pungono sulle fasce. I rossoneri hanno Giroud al centro e Leao nei tre dietro. Champions in palio? Sì, no, forse, perché come si sa la stagione della Juve non finirà con l'ultima giornata, ma dopo i processi. Più che annata folcloristica (per usare il termine di Allegri) è un incubo. Tanti ai saluti: da Di Maria a Paredes, mentre il Milan si gode la conferma del suo fuoriclasse portoghese.

Juve-Milan, le sviste e il bomber stagionato

Lo Stadium è pieno, gli obiettivi sono chiari: chiudere in casa in bellezza, poi sarà quel che sarà anche se le parole di Francesco Calvo lasciano poco spazio all'immaginazione dopo il -10 in classifica cementato («Ingiustizia senza proporzione, ma ormai è finita»). E la presenza in tribuna di Antonio Conte suscita mille illazioni. Al 13' il tiro di Cuadrado sveglia i tifosi, Maignan è pronto. Risponde Tonali però in fuorigioco. Non un ritmo infernale, in campo. Difficile per i protagonisti essere "cattivi" sino in fondo. E quando Kean semina il panico, è Di Maria a spedire in cielo in scivolata dal centro. Incredibile, ma vero. Non sbaglia, invece, Giroud: implacabile il francese di testa, su assist di Calabria. E il primo tempo si chiude con il Diavolo avanti 1-0 e lo Stadium che fischia sonoramente.

La Curva urla contro tutti, i saluti amari

Si ricomincia. Gli uomini di Allegri restano, comunque, un po' confusi. E la curva ne ha per tutti: «Noi il teatro non lo vogliamo, pubblico di ..., dirigenza ci senti? La Juve siamo noi...» e via così. Una situazione surreale per i bianconeri. E il Milan, con il compitino, resta in vantaggio. Esce Di Maria subissato di fischi, entrano Milik e Paredes. Per il Fideo è il commiato amaro, amarissimo dal pubblico di casa. Servirebbe una magia di Chiesa per riaccendere la squadra e la gente, ma spesso Fede corre e incoccia sul muro. Bravo Szczesny che ipnotizza Saelemaekers ed impedisce il raddoppio del Milan. C'è spazio anche per Iling Junior che ruba palla a Leao e poi esagera nel tiro altissimo. Locatelli ha grinta e cerca il gol, non è fortunato. Insomma, una serata difficilissima per la Vecchia Signora. Che rischia ancora con la fuga di Leao che spara fuori da buona posizione. Uno stillicidio, una sofferenza: lo Stadium è diviso che tra chi contesta e chi vorrebbe un segnale della squadra per poter festeggiare. Invece... Tanti volti oscuri. E poca fortuna: il gol del pari è un tabù, Danilo prende lo stinco di Kalulu a botta sicura. E si chiude così, con l'abbraccio del Milan in Champions e lo scoramento dei bianconeri. Un incubo senza fine.

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TORINO - Un finale amaro. Un saluto strozzato in gola. La gioia è tutta del Milan che vince grazie alla testata di Giroud e strappa un posto per la prossima Champions League. La rabbia è tutta della Juve che perde e che ancora non sa che cosa le accadrà. Intanto, il -10 certifica l'uscita dall'Europa che conta. Resterebbe quella minore, non fosse altro che sul capo del club pende ancora la mannaia del processo sulla manovra stipendi. Quindi, anche una possibile nuova punizione-penalizzazione. Un ultimo Stadium da dimenticare. Senza foto ricordo.

C'era una volta la Juve

Detto questo, la decima sconfitta in campionato pesa, anche sul morale dei giocatori e della gente. Tra delusione e rabbia, non si capisce cosa prevalga. La stagione è questa: all'insegna dell'orrore. Poco da commentare, perché la squadra di Pioli vince e la squadra di Allegri che in avvio spreca poi non riesce a rimediare. E i suoi big steccano tutti, uno dietro l'altro. Con e senza alibi. Rimarrebbe la consolazione della conquista del traguardo "sul campo", ben sapendo che niente e nessuno toglierà quel -10. Anzi, l'attesa - rassegnata - è per un arrotondamento per far sì che la Juve resti proprio fuori dalle Coppe. Impossibile da accettare per molti.

Calvo e le parole sul -10

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