Juve spaccata in due: Allegri-Calvo, i retroscena dello scontro a Udine

La fine della stagione con la qualificazione in Conference lascia sul tavolo i dubbi sulla posizione del tecnico: le sue frasi secche e il mercato sono lo specchio della distanza che persiste

Salvador Dalì, genio spagnolo, soprattutto pittore ma anche molto altro, una volta fece partire da dietro quei suoi baffi stilosissimi e strani questa freccia: “Più di tutto, mi ricordo il futuro”. Ecco, in questa Juve, Dalì non si troverebbe a proprio agio perché il futuro bianconero non è né scritto, né disegnato. Figuriamoci quindi ricordarlo o anche solo immaginarlo... Proprio così, l’universo juventino è magmatico più che mai. E ora che la stagione si è conclusa dopo mille peripezie - almeno il 70% avvenute fuori dal campo - mentre la centrifuga inizia a rallentare la propria corsa, saltano fuori pezzi di verità che nel vortice si erano mischiati tra loro, ed era quindi difficile se non impossibile distinguerne la forma. La situazione è complicata e articolata al di la delle dichiarazioni di facciata che vengono elargite.

Allegri e il post Udinese-Juve

A volte a sangue freddo, altre volte invece quando è ribollente. Come domenica sera, pochissimi minuti dopo il triplice fischio di Udine, quando Massimiliano Allegri nel ventre della Dacia Arena, ha spiegato davanti a tutti i microfoni che gli venivano messi davanti al naso e ribadito poi in conferenza stampa che per il mercato bisognava rivolgersi a Calvo, il responsabile dell’area tecnica e che lui si metteva a disposizione per poi gestire e allenare al meglio ciò che avrebbe avuto a disposizione a partire dal 10 luglio, primo giorno di test e battesimo della prossima stagione 2023/24. Tra forma e contenuto del pensiero emergeva in maniera netta e precisa la distanza tra i due, ovvero Allegri e Calvo. Che sarebbe poi il segreto di Pulcinella, anche se a Torino sarebbe il caso di cambiare maschera e indossare quella di Gianduja. Ma le maschere è meglio lasciarle perdere, si usano quando è carnevale e si respira nell’aria la voglia di scherzare. Un esercizio nobile che però non ha diritto di cittadinanza in questo momento storico della Juventus, dopo che si è appena messi alle spalle la grande paura per una nuova spinta verso la Serie B.

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Allegri-Calvo, la frattura

Dunque la Juventus è spaccata in due e non si può certo pensare di cominciare la nuova stagione in questo clima e con questi presupposti, al netto del fatto che possa arrivare o meno Cristiano Giuntoli nel ruolo strategico di direttore sportivo. Ambiente quindi non fertile per chissà quali sviluppi positivi e in qualche modo bisognerà cercare di ricomporre la frattura, riavvicinando le posizioni. Quando mancava un pugno di secondi al termine della partita di Udine, dalla panchina, un assistente del tecnico livornese è andato a mostrargli il cellulare con l’azione del rigore concesso alla Roma al 90’ e poi trasformato da Dybala con conseguente risorpasso sulla Juve, rimandata così in Conference League quando ormai il pareggio dello Spezia allo stadio Olimpico, complice il successo bianconero a Udine, garantiva l’upgrade della Juventus in Europa League. A quel punto al tecnico sono saltati i nervi e uscendo dal campo poco prima del fischio finale ha sfogato tutta la sua rabbia nel vedere il peso politico della concorrenza, esplicitando il concetto in maniera diretta a chi di dovere, ovvero Calvo. Insomma, come si diceva, un bell’ambientino.

Juve, il futuro di Allegri

La situazione è chiaramente da registrare e a questo punto bisognerà che se ne occupino ai massimi vertici, ergo Scanavino e Ferrero, rispettivamente amministratore delegato e presidente, a meno che non avverta l’esigenza di sparigliare la proprietà, con John Elkann in prima persona. Dunque al momento la panchina di Massimiliano Allegri sembra salda ma saranno i prossimi giorni quelli deputati a fare ulteriore chiarezza sulla situazione legata alla conduzione tecnica della prossima Juventus. Max ha annunciato che è pronto per le vacanze ed è sempre a disposizione del club. Come dire “io il mio l’ho fatto e so quando mi devo ripresentare, se però ci sono novità che riguardano il sottoscritto, chiamatemi e fatemelo sapere”. Dal suo punto di vista la situazione è chiara: due anni di contratto, la volontà di proseguire e nessun dirigente che gli ha ancora prospettato l’ipotesi di finirla prima. In effetti, perché dovrebbe porla lui la questione? Oggettivamente di problemi ha già fatto il pieno...

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Salvador Dalì, genio spagnolo, soprattutto pittore ma anche molto altro, una volta fece partire da dietro quei suoi baffi stilosissimi e strani questa freccia: “Più di tutto, mi ricordo il futuro”. Ecco, in questa Juve, Dalì non si troverebbe a proprio agio perché il futuro bianconero non è né scritto, né disegnato. Figuriamoci quindi ricordarlo o anche solo immaginarlo... Proprio così, l’universo juventino è magmatico più che mai. E ora che la stagione si è conclusa dopo mille peripezie - almeno il 70% avvenute fuori dal campo - mentre la centrifuga inizia a rallentare la propria corsa, saltano fuori pezzi di verità che nel vortice si erano mischiati tra loro, ed era quindi difficile se non impossibile distinguerne la forma. La situazione è complicata e articolata al di la delle dichiarazioni di facciata che vengono elargite.

Allegri e il post Udinese-Juve

A volte a sangue freddo, altre volte invece quando è ribollente. Come domenica sera, pochissimi minuti dopo il triplice fischio di Udine, quando Massimiliano Allegri nel ventre della Dacia Arena, ha spiegato davanti a tutti i microfoni che gli venivano messi davanti al naso e ribadito poi in conferenza stampa che per il mercato bisognava rivolgersi a Calvo, il responsabile dell’area tecnica e che lui si metteva a disposizione per poi gestire e allenare al meglio ciò che avrebbe avuto a disposizione a partire dal 10 luglio, primo giorno di test e battesimo della prossima stagione 2023/24. Tra forma e contenuto del pensiero emergeva in maniera netta e precisa la distanza tra i due, ovvero Allegri e Calvo. Che sarebbe poi il segreto di Pulcinella, anche se a Torino sarebbe il caso di cambiare maschera e indossare quella di Gianduja. Ma le maschere è meglio lasciarle perdere, si usano quando è carnevale e si respira nell’aria la voglia di scherzare. Un esercizio nobile che però non ha diritto di cittadinanza in questo momento storico della Juventus, dopo che si è appena messi alle spalle la grande paura per una nuova spinta verso la Serie B.

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