Juve, Superlega e i perché della scelta
Tecnicamente, quindi, non esce dalla Superlega (operazione complessa e costosissima in fatto di penali), ma entra in una specie di limbo. Tanto per l’Uefa conta la presa di posizione ufficiale, l’abiura pubblica e un impegno a non riprovarci. Nel suo comunicato, la Juventus parla di «alcune divergenze sull’interpretazione degli accordi applicabili al Progetto Superlega». Tradotto, significa che il presidente Gianluca Ferrero ha spiegato a Real e Barcellona che la Juventus non è interessata a organizzare tornei, semmai a parteciparvi. E, soprattutto, che in questo momento non può permettersi di tenere aperti contenziosi. Chissà come l’ha presa Florentino Perez, che sull’alleanza con la Juventus ha sempre contato molto.
Ma per i bianconeri è diventato esiziale anche l’accordo con Uefa, per evitare di saltare per due anni la Champions con effetti devastanti per il bilancio. Ancora una volta, insomma, è prevalso il realismo della nuova dirigenza e, in particolare, del presidente Gianluca Ferrero, mediatore saggio che ha sempre scelto la strada del male minore, consapevole che, soprattutto, in ambito sportivo non c’è giustizia, ma politica. Il rischio di farsi molto più male di così è sempre concreto e in Europa, soprattutto, tutto stava ruotando intorno a una questione di mero principio. Poi si possono discutere i tempi, visto che a settembre c’è anche la possibilità che l’Uefa non abbia più il potere di oggi e, magari, i rapporti di forza potrebbero essere sovvertiti, ma la Juventus non può permettersi altri rischi: mettere in sicurezza il club, evitando altre bastonate della giustizia è stato fin dall’inizio l’obiettivo principale del nuovo Consiglio d’Amministrazione. Ad agosto la Juventus ripartirà in un nuovo capitolo, intonso, senza asterischi o pendenze di alcun tipo, potendosi concentrare solo sul campo e sui risultati. Non è il massimo, ovvio, ma ripensando agli ultimi mesi non è poco.