Calendario Juve, la chance di Allegri: serve una partenza Max

Dinamismo, intensità, continuità: le armi per sorprendere subito le rivali. Il tecnico è deciso a sfruttare i vantaggi di un avvio di campionato che vedrà i bianconeri pronti a lanciarsi

Il motore che spinge Max Allegri e la sua Juventus non è la paura, se per paura si intende l’ansia di partire forte per allontanare i fantasmi e tenersi stretto il posto. Quella è una situazione in cui si trova, più o meno, ogni allenatore: vero che magari sul livornese c’è qualche attenzione in più, considerati i due anni senza titoli.

Ma qualsiasi tecnico sa di essere il primo a pagare, se le cose vanno male, anche per chi, come nel caso di Allegri, può aggrapparsi a un contrattone fino al 2025. Non è questa la molla che muove la voglia di Allegri di portare la Juventus fuori dalle sabbie mobili in cui si è ritrovata, una volta interrotto il ciclo vincente di Andrea Agnelli.

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Juve, Allegri e la voglia di rivincita

È la voglia di rivincita, è il desiderio di voler dimostrare a tutti che la Juve è ancora la regina del calcio italiano, nonostante abbia perso terreno e fiducia negli ultimi 24 mesi. Il cambio di approccio parte dalla testa e si riflette sui muscoli, in particolare nella preparazione atletica che prevede una formazione bianconera pronta ad “azzannare” il calcio: l’opposto dunque, delle partenze rallentate delle ultime due stagioni. Tra il dire e il fare ci sono di mezzo meno di due settimane durante le quali Allegri confida di ritrovare la rosa quasi al completo per sfruttare un po’ l’effetto sorpresa generato da chi ancora non teme la Juventus per la corsa scudetto: quella parola, alla Continassa, è bandita o quasi, ma il lavoro di Max e del suo staff negli Stati Uniti è stato pensato proprio per “aggredire” il campionato. Squadra più alta, più aggressiva, con un’altra gamba: musica differente rispetto a un anno fa. Ma anche una squadra che finora ha cambiato poco, quasi niente, e che dunque si candida a un’annata di Serie A con partenza alla Bolt. E non per la paura di essere cacciati. O, almeno, non solo per quello.

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