Pogba, e poi cos'è successo?
Gli amici, certamente, hanno influito. Tutta la vicenda legata al fratello e alla compagnia delle banlieue parigine è, in qualche modo indicativa. Paul non ha mai voluto dimenticare le sue origini e non ha mai smesso di frequentare gli amici di un tempo. Una scelta per non staccarsi dalla realtà e per non rinnegare le sue radici, nonostante il denaro, tanto, che nel frattempo aveva guadagnato. Ma le sue radici hanno finito per intrappolarlo in un incubo e quella scelta lo ha inghiottito in un gorgo di minacce ed estorsioni. Perché se lui voleva sentirsi come i suoi amici di un tempo, i suoi amici di un tempo volevo sentirsi come lui e pretendevano che condividesse con loro la sua ricchezza. Una follia che Pogba ha provato a gestire da solo, rendendola ancora più avvolgente e soffocante, fino alla surreale scena di un’auto con uomini armati dentro, che lo aspettava davanti ai portoni della Continassa per rapirlo (per la seconda volta, peraltro).
Un momento che, per sua fortuna, ha rappresentato l’inizio della fine di quell’incubo. Una fine non ancora raggiunta, purtroppo, visto che nella settimana infernale di Pogba c’è anche la prima udienza del processo su questa vicenda, che lo vedrà come testimone a Parigi venerdì. Un appuntamento piombato con tempismo satanico nella vita già centrifugata del campione. Un uomo, ormai non è più un ragazzo, che negli ultimi anni ha cercato la pace nella famiglia e nella religione musulmana. Una pace in parte trovata anche in una vita sempre più improntata alle scelte naturali, soprattutto in fatto di alimentazione e di medicina. Una scelta che, tuttavia, lo ha portato fuori strada più di una volta negli ultimi tempi.