Il primo gol di Vlahovic contro la Lazio è una sintesi di talento e istinto, non crede? «Assolutamente sì: è un gesto che non puoi improvvisare, ce l’hai dentro di te. Ricordo che da ragazzi noi centrocampisti si arrivava in area e ci si sentiva persi, non ci si raccapezzava negli spazi mentre c’era sempre quello, l’attaccante, che “sentiva” la porta senza doverla guardare. Un talento con cui si nasce e che deve essere tutelato, liberato perfino. Non sempre lo si fa, da noi».
Non è un caso che sia uno dei problemi basilare del nostro calcio. Spalletti in Nazionale si è affidato a Raspadori: che ne pensa? «L’ho sempre considerato un attaccante più che una seconda punta, poi si adatta pur di giocare, ma ha le caratteristiche e le qualità del centravanti. Se ricorda Paolo Rossi? In certe movenze, nella capacità di far giocare i compagni. Ma il paragone è davvero impegnativo: gli manca un poco di freddezza sotto porta e deve indossare la maglia da titolare di un grande club per un po’, prima di azzardare confronti, ma le qualità le ha».
Vlahovic sta misurandosi con quella della Juventus, di maglia: le sembra che stia trovando la fiducia in se stesso adeguata alla sfida? «Dusan ha una grande esuberanza e deve, prima di ogni altro aspetto, trovare serenità dentro di sé. Ha qualità straordinarie ma non deve pensare di doverlo dimostrare a ogni palla che tocca, magari a centrocampo in uscita. Deve giocare in serenità perché il suo percorso è segnato: diventare un campione in una grande squadra».