Locatelli e lo spogliatoio Juve: cosa è cambiato dopo l’addio di Bonucci

Cambi di gioco, visione, meno compiti difensivi: un lavoro cominciato negli Stati Uniti e che si è visto con la Lazio. E Spalletti aiuta in azzurro

In fin dei conti l’assist per l’1-0 firmato da Dusan Vlahovic passa quasi in secondo piano rispetto alla prestazione di Manuel Locatelli nel suo complesso: se la Juventus è tornata a fare la voce grossa con una big del nostro campionato come la Lazio (per quanto lontana parente di quella arrivata seconda in campionato nella passata stagione) una fetta di merito va riconosciuta all’ex milanista.

Il discorso andrebbe allargato in maniera più generale: qualche cambiamento rispetto al recente passato si è visto a livello tecnico tattico, ma non solo. C’è un’altra luce negli occhi dei bianconeri: meno frenesia, più sicurezza, maggiore consapevolezza nei propri mezzi e nella possibilità di poter risolvere la partita in qualsiasi momento, grazie alla forza di quei due lì davanti e pure alla solidità della difesa. Ma è il cervello juventino che è cambiato, eppure gli interpreti sono sempre gli stessi: Locatelli in mezzo, Rabiot e Miretti o Fagioli come scudieri al suo fianco. E allora che cosa è cambiato?

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Il ruolo

Questione di testa sì, ma pure di posizione in campo. Se sgravato da eccessivi compiti di copertura, da difensore centrale aggiunto, Locatelli può sfruttare le proprie doti per accendere il gioco. Già nella tournée americana Allegri aveva chiesto a Loca di osare e fin dai primi allenamenti si è visto un regista più coinvolto nella costruzione della trama offensiva: il compito è lanciare i velocisti, come Weah e Chiesa, e utilizzare meglio la sua capacità di cambiare gioco grazie alle sventagliate di 30/40 metri. E con la Lazio il repertorio di Locatelli si è visto tutto: assist a Vlahovic e poi l’invenzione che ha portato al 2-0.

Nel Sassuolo agiva da mezzala e il suo ruolo preferito resta quello, però da regista sta salendo di intensità e il lavoro specifico svolto in estate sta dando i suoi frutti. Una statistica aiuta a comprenderne l’utilità e la continuità: Locatelli è l’unico giocatore nato dal 1998 in avanti ad aver servito un assist in ciascuna delle ultime sei stagioni di Serie A (dal 2018/19). Qualcosa vorrà pur dire.

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Nuovo leader

In uno spogliatoio che è stato in parte modificato dal mercato e dalle decisioni societarie (in particolare su Bonucci), Locatelli ha assunto sempre più un ruolo di leader non solo tecnico ma anche temperamentale. I compagni lo seguono e lo stimano, dai più giovani ai nuovi passando da chi con lui condivide il bianconero ormai da anni.
Anche per Giuntoli e Allegri è un faro dello spogliatoio e ciò può accelerare il processo che porterà al rinnovo fino al 2027 di cui si parla già da febbraio, cioè da quando è diventato ufficiale il riscatto dal Sassuolo con il nuovo accordo in bianconero valido fino al 2026. Le prossime settimane saranno importanti per impostare un’intesa che possa permettere alla Juventus e all’ex milanista di allungare il matrimonio, sposando il nuovo progetto del club.

La Nazionale

Con Mancini qualcosa si era rotto, per stessa ammissione del giocatore, con Spalletti invece il rapporto tra Locatelli e la Nazionale è destinato a rifiorire. E si è già visto nel successo sull’Ucraina, con Loca in versione Lobotka. L’azzurro ha restituito ad Allegri un Manuel ancora più forte.

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In fin dei conti l’assist per l’1-0 firmato da Dusan Vlahovic passa quasi in secondo piano rispetto alla prestazione di Manuel Locatelli nel suo complesso: se la Juventus è tornata a fare la voce grossa con una big del nostro campionato come la Lazio (per quanto lontana parente di quella arrivata seconda in campionato nella passata stagione) una fetta di merito va riconosciuta all’ex milanista.

Il discorso andrebbe allargato in maniera più generale: qualche cambiamento rispetto al recente passato si è visto a livello tecnico tattico, ma non solo. C’è un’altra luce negli occhi dei bianconeri: meno frenesia, più sicurezza, maggiore consapevolezza nei propri mezzi e nella possibilità di poter risolvere la partita in qualsiasi momento, grazie alla forza di quei due lì davanti e pure alla solidità della difesa. Ma è il cervello juventino che è cambiato, eppure gli interpreti sono sempre gli stessi: Locatelli in mezzo, Rabiot e Miretti o Fagioli come scudieri al suo fianco. E allora che cosa è cambiato?

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