CdA Juventus, che succede: bilancio, futuro, soci, aumento di capitale...

Si approva l'esercizio 2022-23 con un passivo da 115 milioni di euro, ma non c’è ansia. Il modello? La finale di Champions del 2015

Oggi, il Consiglio d’Amministrazione misurerà la febbre alla Juventus. E non è detto che i conti del club stiano così male. È vero, verrà approvato un bilancio in rosso per 115 milioni di euro (2022-23), ma si registra una certa calma, nonostante la prospettiva che anche il prossimo esercizio (2023-24) faccia registrare un passivo simile o pure leggermente peggiore. Ma questo dovrebbe accadere esclusivamente per la mancata partecipazione alla Champions League (quella che, ironia della sorte, inizia proprio oggi) e non per problemi gestionali.

Certo, la Juventus di Gianluca Ferrero, che presiederà un CdA delicato dopo le tempeste giudiziarie, dovrà continuare sulla strada intrapresa due estati fa: abbattere i costi legati alla gestione dei giocatori (monte ingaggi e ammortamenti dei cosiddetti cartellini), cercando di mantere alta la competitività, perché è altrettanto importante, anzi esiziale, che la Juventus non manchi la qualificazione alle prossime due edizioni della Champions League. Insomma, il club è solo a metà di un percorso per raddrizzare i conti, i cui risultati tuttavia si iniziano ad apprezzare e che tiene sotto controllo l’ansia degli amministratori bianconeri (pur imponendo responsabilità importanti ad Allegri).

La "dieta" della Juventus: mercato e abbassamento del monte ingaggi

D’altronde è dall’estate del 2021 che la Juventus ha operato un progressivo ricambio generazionale della rosa, abbassando monte ingaggi e ammortamenti, operando sul calciomercato con l’obiettivo di spendere quanto si incassa o anche meno: la strada è ancora abbastanza lunga, ma è quella giusta e, senza imprevisti, nell’arco di tre anni, la Juventus potrà di nuovo ambire all’equilibrio di bilancio. Questo scenario, consolidato da un’estate senza follie e passata più a vendere che comprare, viene osservato e apprezzato dalle banche, tant’è che la Juventus si prepara a rifinanziare il bond da 170 milioni, in scadenza nel primo trimestre del 2024, utilizzando le linee di credito a disposizione del club (con la viva speranza che i tassi tornino ad abbassarsi, quantomeno avvicinando il costo del rifinanziamento a quel 3,4% del bond in scadenza).

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Juventus, niente aumento di capitale

Insomma, l’aumento di capitale, di cui si è ripetutamente parlato negli ultimi mesi, potrebbe non essere così "inevitabile" come molti osservatori l’hanno definito. D’altronde, la controllante Exor, negli ultimi mesi, ha più volte fatto sapere che per la Juventus non ci sono ricapitalizzazioni in vista, anche alla luce della via alla sostenibilità che ha intrapreso il club. Ovviamente tutto andrà sempre aggiornato dopo ogni passaggio, ma senza il sopraggiungere di imprevisti, la Juventus dovrebbe tornare a camminare con le sue gambe. Diverso è il discorso legato all’ingresso di un nuovo socio, anche questo finora negato da Exor e da John Elkann. Eppure l’eventuale arrivo di un investitore straniero (che potrebbe sottoscrivere un aumento di capitale a lui riservato) sarebbe una manovra che consentirebbe di immetere denaro fresco nelle casse del club. Difficile, insomma, che non si tenga d’occhio il mondo della finanza araba (sempre più calciofila), così come quella americana, per capire quanto e se c’è qualcuno disposto a partecipare nella Juventus (eventualmente, anche in chiave sponsor, ma questa è un’altra storia, per quanto limitrofa). L’approccio, quindi, è quello di un’azienda che non ha urgenza di immettere nuovi capitali (tramite aumento o ingresso di un socio), ma resta aperta a varie ipotesi, soprattutto se vantaggiose.

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La Juve resta agli Agnelli, escluse cessioni

Da escludere in modo piuttosto netto, invece, l’ipotesi di una cessione del club da parte della famiglia Agnelli: la perentoria smentita alle voci delle ultime settimana non sembra una mossa strategica o di facciata, ma corrisponde al reale sentimento di John Elkann. Cosa possa succedere nel lungo periodo, ovviamente, nessuno lo sa, ma non sono state avviate le manovre che, in questi casi, si rendono necessarie (prima fra tutte il contatto con banche internazionali che gestiscano l’affare). Il piano della proprietà, tuttavia, è un altro e prevede che la Juventus esca dal momento di crisi con le sue gambe, risanandosi dall’interno e rinforzando il modello di business che è stato avviato dalla vecchia dirigenza nell’estate del 2021 e viene portato avanti con sempre più energia da quella attuale. D’altronde, quando si manovra un’azienda grande come la Juventus i cambi di rotta sono simili a quelli dei transatlantici: gli effetti benefici della cura dimagrante si hanno a distanza di una o due stagioni e non avendo interrotto, anzi avendo incrementato, le dismissioni dei contratti più onerosi e una certa linea sul mercato, ci si aspetta che nelle prossime tre stagioni la situazione tenda sempre a migliorare. Il che significa che i tifosi non si devono aspettare follie di mercato, ma l’applicazione di una strategia simile a quella adottata quest’estate: ingaggio di giocatori che non pesino troppo a livello di ingaggio e ammortamento, ma garantiscano un livello tecnico tale da competere per lo scudetto e una buona Champions League. Il che significa tendenzialmente giovani, ma non solo: la corretta composizione di una squadra di vertice non può prescindere dall’avere giocatori chiave in tutte le fasce di età, compresa quelle 27-30 e 30-35.

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Juve, ecco la nuova rotta: la strategia

Cristiano Giuntoli e Giovanni Manna, dunque, dovranno lavorare con attenzione e con in testa l’idea di costruire una rosa che abbia una base poco costosa (magari attingendo dalla Next Gen) e un livello intermedio solido, ma senza spese folli, per poi permettersi i due o tre giocatori per i quali spendere di più. Un modello che, di fatto, è abbastanza simile a quello della prima Juventus di Andrea Agnelli che, dopo quattro scudetti consecutivi, aveva raggiunto la finale di Champions League con i conti a posto. Quella è la strada, nella quale la Juventus dovrà rispettare anche i paletti dell’accordo Uefa per rientrare nei parametri delle coppe. Ma incontrerà anche la sentenza della Corte di Giustizia Europea (fine ottobre/novembre), che potrebbe cambiare in modo radicale lo scenario del calcio europeo offrendo ai grandi club europei un’alternativa più remunerativa e la Juventus, anche questa Juventus che per il momento ha fatto un passo indietro dalla Superlega, non starebbe a guardare.

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Oggi, il Consiglio d’Amministrazione misurerà la febbre alla Juventus. E non è detto che i conti del club stiano così male. È vero, verrà approvato un bilancio in rosso per 115 milioni di euro (2022-23), ma si registra una certa calma, nonostante la prospettiva che anche il prossimo esercizio (2023-24) faccia registrare un passivo simile o pure leggermente peggiore. Ma questo dovrebbe accadere esclusivamente per la mancata partecipazione alla Champions League (quella che, ironia della sorte, inizia proprio oggi) e non per problemi gestionali.

Certo, la Juventus di Gianluca Ferrero, che presiederà un CdA delicato dopo le tempeste giudiziarie, dovrà continuare sulla strada intrapresa due estati fa: abbattere i costi legati alla gestione dei giocatori (monte ingaggi e ammortamenti dei cosiddetti cartellini), cercando di mantere alta la competitività, perché è altrettanto importante, anzi esiziale, che la Juventus non manchi la qualificazione alle prossime due edizioni della Champions League. Insomma, il club è solo a metà di un percorso per raddrizzare i conti, i cui risultati tuttavia si iniziano ad apprezzare e che tiene sotto controllo l’ansia degli amministratori bianconeri (pur imponendo responsabilità importanti ad Allegri).

La "dieta" della Juventus: mercato e abbassamento del monte ingaggi

D’altronde è dall’estate del 2021 che la Juventus ha operato un progressivo ricambio generazionale della rosa, abbassando monte ingaggi e ammortamenti, operando sul calciomercato con l’obiettivo di spendere quanto si incassa o anche meno: la strada è ancora abbastanza lunga, ma è quella giusta e, senza imprevisti, nell’arco di tre anni, la Juventus potrà di nuovo ambire all’equilibrio di bilancio. Questo scenario, consolidato da un’estate senza follie e passata più a vendere che comprare, viene osservato e apprezzato dalle banche, tant’è che la Juventus si prepara a rifinanziare il bond da 170 milioni, in scadenza nel primo trimestre del 2024, utilizzando le linee di credito a disposizione del club (con la viva speranza che i tassi tornino ad abbassarsi, quantomeno avvicinando il costo del rifinanziamento a quel 3,4% del bond in scadenza).

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