TORINO - Eccolo qua, il “nuovo” Dusan Vlahovic. Un ritrovato bomber dalla perfetta media realizzativa: quattro partite disputate e quattro reti realizzate. L’aggettivo tra virgolette, in attesa di ulteriori riscontri oltre un avvio di stagione che storicamente sorride alla punta serba, si sta però arricchendo di inedite sfumature. Perché la versione tirata a lucido di DV9, trascinatore nel senso stretto del termine nei primi 360’ stagionali della Juventus, va oltre una confortante condizione fisica, all’indomani dei patemi vissuti a causa di un fastidio subdolo come la pubalgia.
Fino a quattro giorni fa, infatti, il 23enne di Belgrado aveva segnato appena otto gol di destro, il fondamentale meno appuntito dell’arsenale balcanico, a fronte dei cinquantasette timbri di mancino e delle dodici marcature di testa. La doppietta con cui ha piegato la resistenza di una diretta concorrente ai vertici della graduatoria come la Lazio, però, è arrivata proprio attraverso un micidiale uno-due con il piede debole. Anzi, a proposito di virgolette: meglio definirlo “debole”, vista la pregevole fattura – in entrambe le circostanze – delle marcature che hanno esaltato il popolo dello Stadium nell’ultima recita casalinga.
Il Vlahovic vero e le polemiche finte: Juve, un centravanti micidiale