Juventus, passo avanti ma si può fare di più: tanta fatica, forse troppa

I bianconeri superano lo shock Sassuolo, ma non possono essere ancora soddisfatti. È un saltino di qualità minimo, è uno zero virgola di aumento del PIL bianconero, ma resta un segno più

Non senza fatica, ma con determinazione e cocciutaggine, la Juventus ha battuto il miracoloso Lecce, la cui leggerezza ieri era zavorrata dal peso delle aspettative. Si è rivista la Juventus dell’anno scorso e si sono risentiti i fischi all’intervallo di qualche settimana fa (contro il Bologna): motivati per carità, ma ingenerosi nella tempistica, che li rende un atto di autolesionismo dei tifosi, perché così creano un problema in più a una squadra che ne ha già una discreta collezione. D’altronde i tifosi sono stanchi, esauriti da una serie di annate assurde, emotivamente perseguitati e logorati da un dibattito interno, pure quello vagamente masochista, visto che i tifosi sono i primi a non avere quella compattezza che giustamente chiedono alla squadra.

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C’è un problema di qualità tecnica che schiaccia il gioco juventino

La Juventus, però, ha vinto e non si può non partire dai tre punti e dal secondo posto che oggi, nella peggiore delle ipotesi, può diventare terzo: l’anno scorso la Juve era ottava e aveva tre punti in meno. E questi sono fatti, non opinioni. Certo, è un saltino di qualità minimo, è uno zero virgola di aumento del PIL bianconero, ma resta un segno più. Poi, non ci può e non ci deve essere soddisfazione da parte di Allegri e della dirigenza per la prestazione della squadra che, al netto del risultato, rimane al di sotto delle possibilità e delle aspettative.

Premessa: manca la precisione nel fraseggio perché c’è un problema di qualità tecnica che schiaccia il gioco juventino. Ciò detto, ancora una volta si è notato come la squadra sia più a suo agio nello sviluppare l’azione quando ruba palla nella metà campo avversaria, mentre la costruzione dalla difesa è faticosa come una salita dolomitica, si impantana nel mezzo, da una parte per la mancanza di idee, dall’altra per lo scarso e timido apporto dei centrali difensivi. Niente di nuovo, insomma, lo vediamo da due anni: la Juventus ha una sua solidità, ma è anchilosata nella manovra e riesce solo a tratti a esprimere quell’intensità agonistica, necessaria ad aggiungere aggressività che aiuterebbe a sopperire alle lacune tecniche.

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Juve, questa squadra può fare di più e meglio

Quanto questo sia imputabile a Massimiliano Allegri e quanto alla qualità della rosa è oggetto di furioso dibattito, ormai incancrenito sui pregiudizi e, soprattutto, polarizzato sulle faziose posizioni dei No-Max e Pro-Max. Ripulito dai fanatismi, il ragionamento porta a distribuire quasi equamente le responsabilità: questa rosa manca dello spessore tecnico e dell’esperienza necessari in una grande squadra, ma proprio per questo andrebbe allenata in modo diverso, senza illudersi che i giocatori se la possano cavare da soli nella fase offensiva. Insomma, Allegri non è esente da colpe, ma l’ossessiva critica nei suoi confronti assume contorni grotteschi e in certi casi perfino furbetti (come fa notare Sandro Sabatini, c’è qualcuno che ci sta facendo i soldi con l’Allegriout) e il tecnico è oggetto di un odio con picchi così farneticanti che è impossibile non difenderlo (anche perché resta uno dei più vincenti della storia). Tuttavia, le partite contro l’Udinese e la Lazio hanno dimostrato che questa squadra può fare di più e meglio, il tempo per provarci c’è, il dovere di farlo anche.

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Non senza fatica, ma con determinazione e cocciutaggine, la Juventus ha battuto il miracoloso Lecce, la cui leggerezza ieri era zavorrata dal peso delle aspettative. Si è rivista la Juventus dell’anno scorso e si sono risentiti i fischi all’intervallo di qualche settimana fa (contro il Bologna): motivati per carità, ma ingenerosi nella tempistica, che li rende un atto di autolesionismo dei tifosi, perché così creano un problema in più a una squadra che ne ha già una discreta collezione. D’altronde i tifosi sono stanchi, esauriti da una serie di annate assurde, emotivamente perseguitati e logorati da un dibattito interno, pure quello vagamente masochista, visto che i tifosi sono i primi a non avere quella compattezza che giustamente chiedono alla squadra.

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