Sempre in gol finora, la Juventus si ferma davanti all'inviolabilità del Gewiss Stadium, dove l'Atalanta non ha ancora subito reti, e ne esce strappando un punto sofferto che rimane probabilmente la nota migliore del pomeriggio bianconero. Un punto che non permette di tenere il passo di Inter, Milan e Napoli, rispetto alle quali la squadra di Allegri aveva però un impegno più duro da affrontare, più che mai tenendo conto delle contemporanee assenze di Vlahovic e Milik, ma consente se non altro di portarsi a pari punti con i campioni d'Italia e di tenere a distanza l'Atalanta.
Paura finale
Un'Atalanta che nel finale è andata vicinissima alla vittoria che sarebbe valsa il sorpasso: prima quando è servito un miracolo di Szczesny per deviare sulla traversa una punizione di Muriel, poi quando per il portiere bianconero (respinta maldestra ancora su Muriel) e per Gatti (che si è fatto soffiare palla sul fondo da Bakker) sono riaffiorati i fantasmi del Mapei Stadium e del Sassuolo.
Per fortuna e della Juventus però Koopmeiners non ne ha approfitttato, chiudendo la gara nerazzurra nello stesso modo in cui era iniziata. Al 14' del primo tempo era infatti stato Zappacosta a sbagliare mira due volte su cross di Ruggeri (primo tiro respinto e secondo fuori), a conclusione di un avvio a tinte nerazzurre. Scampato quel pericolo, infatti, la Juventus era riuscita ad assestarsi vincendo ai punti il primo tempo: prese le misure e alzata l'aggressività in fase di non possesso, l'aiuto di Fagioli a Locatelli permetteva di eludere il pressing nerazzurro per cercare poi gli spazi lasciati in profondità. E' mancata però precisione per poter creare qualcosa in più dei due tiri con cui Fagioli (soprattutto) e Kean hanno impegnato Musso.
Ripresa spuntata
Il crescendo bianconero del primo tempo si è però interrotto all'intervallo. L'Atalanta ha preso in mano progressivamente il controllo della partita, mentre la Juve non riusciva a risalire il campo senza più l'appoggio di un Kean combattivo nel primo tempo ma comprensibilmente in debito d'ossigeno (rientrava dopo 10 giorni di stop e finora aveva giocato appena 28 minuti). Un lampo di Chiesa che al 6' ha costretto Musso a una deviazione difficile è stato l'ultima vera occasione bianconera, poi anche il numero 7 ha mostrato un po' di stanchezza e l'ingresso di Yildiz per Kean al 30' ha portato freschezza ma non il peso necessario per reggere i duelli duri sempre imposti dai difensori atalantini.
La Juve così si è trovata a dover progressivamente badare soprattutto a difendersi e la concentrazione con cui lo ha fatto sarebbe un'altra nota positiva, non fosse stato per i due errori citati nel finale, che hanno rischiato di far sfumare un punto di certo non entusiasmante, ma di sicuro prezioso. Anche per lavorare subito alla crescita che la squadra di Allegri deve perseguire sotto tutti gli aspetti, dall'attenzione difensiva allo sviluppo e soprattutto alla rifinitura della manovra, in un clima certo non di euforia, ma neppure di ansia. Con la consapevolezza di avere basi e margini interessanti e il dovere di sfruttarli.