La Juventus in un purgatorio calcistico che logora la pazienza dei tifosi

La squadra oscilla fra progressi e vecchi difetti, ma manca un vero spirito juventino

Se la Juventus vuole convincere i suoi tifosi più ottimisti che il suo obiettivo finale non può che essere il quarto posto, ieri ha fatto un grande passo avanti. Perché hanno provato la tanto malinconica quanto forte sensazione di dover essere contenti per uno zero a zero a Bergamo, non privo di palpitante sofferenza nel finale. Resta il dubbio sul perché la rosa più pagata della Serie A, allenatore compreso, debba godere accontentandosi e non coltivare qualcosa di meglio, non solo a livello di ambizioni.

Ma quel dubbio, a questo punto della stagione, è meglio tenerlo a bada, onde evitare il rischio di avvitarsi intorno al sempre più monotono dibattito su Allegri, rimbalzando come una pallina fra le due agguerrite fazioni. Tanto ha ragione, anzi ragionissima, proprio Allegri quando dice che i "conti si faranno ad aprile", ovvero quando saremo in grado di pesare il punto di ieri, valutandone la preziosità. E, a quel punto, il dibattito di cui sopra avrà un contesto molto più solido e definito nel quale prendere corpo.

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Juve, giudizio sospeso: "I conti si faranno ad aprile"

Adesso le valutazioni oscillano come un elettrocardiogramma, anche all’interno della stessa partita, perché la Juventus è talvolta in grado di mostrare incoraggianti progressi tecnico-tattici e, soprattutto, di atteggiamento; talvolta, invece, regredisce alle nebbie della scorsa stagione. E quindi non si è ancora capito cosa diavolo sia la Juventus di quest’anno e cosa potrà diventare. La speranza dei suoi tifosi e dei suoi dirigenti è di capirlo prima di aprile, naturalmente, ma fino a quel momento un pari con l’Atalanta è un risultato del quale possono accontentarsi, se non altro perché negli ultimi quattro anni l’Atalanta ha fatto meglio della Juventus in Champions League, tanto per dire. Detto ciò, ad aprile o a maggio, quando si faranno i conti, sarebbe bello che, nelle complesse equazioni con le quali si valuta una stagione, venisse tenuto in debita considerazione il fattore entusiasmo. Quello che i tifosi stanno perdendo.

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Manca un vero spirito juventino

E il problema non è la bellezza del gioco e neppure il vincere è l’unica cosa che conta, ma la mancanza di un vero spirito juventino e di un suo credibile interprete a cui aggrapparsi per superare questo insipido purgatorio calcistico, che non fa mai soffrire né godere fino in fondo il popolo bianconero, ma ne logora la pazienza. Il quarto posto, per esempio, è una cosa seria. Con la qualificazione alla prossima Champions League, la Juventus può costruirsi un futuro migliore; senza qualificazione, la Juventus deve venderselo, il futuro, per non scomparire. Quindi è giusto fissarlo come obiettivo, è estremamente razionale perseguirlo, quindi accontentarsi, ma - attenzione! - perché un meraviglioso Sean Connery, recitando una battuta scritta da John Le Carrè, diceva: "Ogni giorno bisogna avere il coraggio di pensare da eroi per riuscire poi a comportarsi da galantuomini appena appena passabili" (Casa Russia, 1990). L’avesse dovuta spiegare ai suoi Celtic, il grande Sean avrebbe forse modulato il concetto così: "Se volete arrivare quarti, è comunque meglio puntare al primo posto, perché tra le dichiarazioni e il campo, c’è sempre di mezzo un pallone".

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Se la Juventus vuole convincere i suoi tifosi più ottimisti che il suo obiettivo finale non può che essere il quarto posto, ieri ha fatto un grande passo avanti. Perché hanno provato la tanto malinconica quanto forte sensazione di dover essere contenti per uno zero a zero a Bergamo, non privo di palpitante sofferenza nel finale. Resta il dubbio sul perché la rosa più pagata della Serie A, allenatore compreso, debba godere accontentandosi e non coltivare qualcosa di meglio, non solo a livello di ambizioni.

Ma quel dubbio, a questo punto della stagione, è meglio tenerlo a bada, onde evitare il rischio di avvitarsi intorno al sempre più monotono dibattito su Allegri, rimbalzando come una pallina fra le due agguerrite fazioni. Tanto ha ragione, anzi ragionissima, proprio Allegri quando dice che i "conti si faranno ad aprile", ovvero quando saremo in grado di pesare il punto di ieri, valutandone la preziosità. E, a quel punto, il dibattito di cui sopra avrà un contesto molto più solido e definito nel quale prendere corpo.

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