Manca un vero spirito juventino
E il problema non è la bellezza del gioco e neppure il vincere è l’unica cosa che conta, ma la mancanza di un vero spirito juventino e di un suo credibile interprete a cui aggrapparsi per superare questo insipido purgatorio calcistico, che non fa mai soffrire né godere fino in fondo il popolo bianconero, ma ne logora la pazienza. Il quarto posto, per esempio, è una cosa seria. Con la qualificazione alla prossima Champions League, la Juventus può costruirsi un futuro migliore; senza qualificazione, la Juventus deve venderselo, il futuro, per non scomparire. Quindi è giusto fissarlo come obiettivo, è estremamente razionale perseguirlo, quindi accontentarsi, ma - attenzione! - perché un meraviglioso Sean Connery, recitando una battuta scritta da John Le Carrè, diceva: "Ogni giorno bisogna avere il coraggio di pensare da eroi per riuscire poi a comportarsi da galantuomini appena appena passabili" (Casa Russia, 1990). L’avesse dovuta spiegare ai suoi Celtic, il grande Sean avrebbe forse modulato il concetto così: "Se volete arrivare quarti, è comunque meglio puntare al primo posto, perché tra le dichiarazioni e il campo, c’è sempre di mezzo un pallone".
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