Miretti cardine Juve: un gol che sblocca il progetto

A Firenze un altro scatto nella sua ascesa: dalla maglia sul “Muro dei Sogni” alla rete alla Fiorentina: Fabio è sempre più il simbolo del progetto giovani
Miretti cardine Juve: un gol che sblocca il progetto© Juventus FC via Getty Images

Dal Muro dei Sogni a un altro sogno realizzato, con vista sui prossimi, ancora più grandi. Sogno, però, nelle ultime due settimane Fabio Miretti lo è soprattutto diventato lui stesso: è diventato il sogno di migliaia di bambini, come Pavel Nedved era il suo tanti anni fa. Bambini che ora sognano diventare Miretti, andando a giocare nella Juve come lui, scalando tutte le categorie come lui, fino a conquistarsi un posto in prima squadra e realizzare il primo gol.

Juve e il progetto giovani

È anche il sogno della Juventus stessa, quello di schierare altri bambini diventati Miretti. O meglio, è il progetto, perché una società la realizzazione dei sogni la deve pianificare. Lo stesso Wall of Dreams - Muro dei Sogni, appunto - dove il 26 ottobre Miretti ha appeso la sua maglia davanti a moltissimi ragazzi del settore giovanile, fa parte del progetto: è un corridoio che a Vinovo collega l’area del settore giovanile con quella riservata alla Next Gen, dove sono appese le maglie dei giocatori cresciuti nel vivaio che abbiano disputato almeno 50 partite in prima squadra. Compresa quella di Marchisio, che come Miretti segnò alla Fiorentina il suo primo gol ed è stato tra i primi a complimentarsi con lui sui social. Un posto dove bambini e ragazzi possano toccare il sogno con mano e trasformarlo, anche loro, in progetto. Un progetto sempre più centrale per la Juventus, perché sviluppare giocatori in casa consente di ridurre enormemente i costi, permettendo di concentrare le risorse economiche su un numero limitato di campioni da acquistare: l’unico modo per confrontarsi sul mercato e sul campo con i club di Premier e con quelli con i fondi arabi alle spalle.

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La forza della Juve Next Gen

Il primo gol di Miretti con la prima squadra, per giunta pesante come i tre punti che ha portato in classifica e simbolicamente impattante come può essere solo un gol a una rivale storica come la Fiorentina, per di più in trasferta, segna un altro passo avanti nello sviluppo di quel progetto. Un progetto di cui Miretti è considerato da sempre uno dei cardini. Lo dimostra anche il percorso pressoché unico che ha compiuto, che lo ha portato domenica a disputare la cinquantasettesima partita nella Juve a 20 anni e senza mai essere andato in prestito, per quell’esperienza che ha permesso - o sta permettendo tuttora - di “rifinirsi” ad altri ragazzi passati dalla Next Gen come Fagioli (alla Cremonese nel 2021-22) o Soulé e Barrenechea (protagonisti anche ieri nella vittoria del Frosinone sull’Empoli). Esigenze di organico da un lato, fiducia nella spiccata maturità di Miretti dall’altro, hanno spinto la società e Allegri a tenerlo a Torino affidandogli onore e onere della maglia della Juve senza farlo misurare prima con le pressioni di una piazza minore, nonostante le tantissime richieste di prestito ricevute in estate. Sia nella scorsa stagione che in questa il peso che comporta giocare in bianconero (« Alla Juve da ogni palla può dipendere la stagione» , ripete spesso Allegri) lo ha in qualche occasione rallentato, provocando alcuni alti e bassi che a volte hanno spinto parte dei tifosi ad atteggiamenti ingenerosi, ma che non hanno modificato la direzione ascendente della traiettoria della sua carriera.

Miretti, finalmente il gol

Ascesa che a Firenze potrebbe avere fatto un salto. Perché quel gol atteso 56 partite era un’anomalia per un centrocampista che ha sempre trovato la rete con continuità. È chiaro che segnare in Serie A è più difficile che farlo nelle giovanili o con la Next Gen, ma certe qualità almeno in parte prescindono dalla categoria: e Miretti infatti vicino alla rete c’era arrivato tante volte, inserendosi o calciando da fuori. Averla finalmente raggiunta può sbloccarlo dandogli quella fiducia e quella tranquillità necessarie per realizzare il prossimo sogno e un altro pezzo del progetto della società: diventare un punto fermo della Juve. E ispirare altri sogni, a cominciare da quelli già in fase di realizzazione dei suoi compagni Kenan Yildiz e Dean Huijsen.

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Dal Muro dei Sogni a un altro sogno realizzato, con vista sui prossimi, ancora più grandi. Sogno, però, nelle ultime due settimane Fabio Miretti lo è soprattutto diventato lui stesso: è diventato il sogno di migliaia di bambini, come Pavel Nedved era il suo tanti anni fa. Bambini che ora sognano diventare Miretti, andando a giocare nella Juve come lui, scalando tutte le categorie come lui, fino a conquistarsi un posto in prima squadra e realizzare il primo gol.

Juve e il progetto giovani

È anche il sogno della Juventus stessa, quello di schierare altri bambini diventati Miretti. O meglio, è il progetto, perché una società la realizzazione dei sogni la deve pianificare. Lo stesso Wall of Dreams - Muro dei Sogni, appunto - dove il 26 ottobre Miretti ha appeso la sua maglia davanti a moltissimi ragazzi del settore giovanile, fa parte del progetto: è un corridoio che a Vinovo collega l’area del settore giovanile con quella riservata alla Next Gen, dove sono appese le maglie dei giocatori cresciuti nel vivaio che abbiano disputato almeno 50 partite in prima squadra. Compresa quella di Marchisio, che come Miretti segnò alla Fiorentina il suo primo gol ed è stato tra i primi a complimentarsi con lui sui social. Un posto dove bambini e ragazzi possano toccare il sogno con mano e trasformarlo, anche loro, in progetto. Un progetto sempre più centrale per la Juventus, perché sviluppare giocatori in casa consente di ridurre enormemente i costi, permettendo di concentrare le risorse economiche su un numero limitato di campioni da acquistare: l’unico modo per confrontarsi sul mercato e sul campo con i club di Premier e con quelli con i fondi arabi alle spalle.

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