TORINO - Pur senza rivelare i dettagli delle conversazioni, Didier Deschamps ha lasciato intendere in quale sofferenza interiore sia sprofondato Paul Pogba. Oggi sono due mesi esatti dal giorno, anzi dalla serata dell’11 settembre, quando è emersa la sua positività a un controllo antidoping effettuato dopo Udinese-Juventus del 20 agosto, match nel quale il francese era rimasto in panchina. Sessantuno giorni dopo Pogba è sempre più lontano dai bianconeri, tanto che sua moglie Zulay ha smesso di seguire i social ufficiali della Juventus (salvo ripensamenti, che nel mondo frenetico del web sono all’ordine del giorno).
Caso Pogba, le parole di Deschamps
Deschamps ne aveva parlato in settimana, perché in fin dei conti, nell’opinione pubblica francese, il caso Pogba resta un mistero: «Siamo in contatto. Non vi dirò il contenuto dei nostri colloqui. È in attesa di una decisione, una sanzione, che sarà più o meno lunga. Con tutto quello che ha passato prima, è una situazione molto complicata per lui, psicologicamente molto difficile. Non potrà essere selezionato finché sarà sospeso. Per quanto tempo? Tornerà al suo miglior livello? Ha le capacità, la mentalità per farlo. Ma non accadrà da un giorno all’altro, purtroppo per lui». Un uomo in difficoltà, insomma: sono già passati due mesi dal giorno in cui arrivò la notizia della positività al testosterone, confermata dalle controanalisi del 6 ottobre.