La Juventus ha una feroce voglia di vincere, strozzata da un livello tecnico non eccelso, che rende tutto più faticoso, ma non riesce a frenare la squadra di Allegri. In un modo o nell’altro, infatti, i bianconeri riescono sempre a prendersela, la partita e, soprattutto, poi non c’è modo di strappargliela dalle mani. È troppo presto per capire se ciò sia sufficiente a vincere lo scudetto, ma dopo un terzo di campionato la granitica solidità della Juventus è un fatto, non più un’opinione. E se due gol dei centrali innescano lo sforzo, un po’ superfluo, di inventarsi qualcosa di arguto sull’attitudine difensiva di Allegri, si dovrebbe piuttosto riflettere su due fatti.
Juve, unità d'intenti e attaccanti da ritrovare
Primo: occhio all’unità d’intenti di una squadra che spinge collettivamente la palla in rete (il gol di Rugani è tutto tranne che bello, ma è la raffigurazione plastica di un gruppo che cerca il successo insieme). Secondo: gli attaccanti della Juventus sono scomparsi dai radar; hanno firmato un solo gol su sette, nelle cinque vittorie consecutive che hanno rilanciato la Juventus in testa al campionato, almeno per qualche ora. Il che si presta a una visione pessimista o ottimista: perché da una parte non è ipotizzabile che la risolvano sempre i difensori o i centrocampisti; dall’altra non è nemmeno pensabile che sia eterno l’incantesimo su Vlahovic, Chiesa e pure il volentoroso Kean. E se quei tre tornassero a fare i bomber, il peso specifico della Juventus salirebbe in modo consistente. A partire dalla sfida con l’Inter del 26 novembre, che si sta apparecchiando come la prima grande resa dei conti del campionato.