Ha molte analogie con Gianni Infantino. Sono entrambi nati in Svizzera (uno a Briga, l’altro a Soletta: circa 140 chilometri di distanza) e soprattutto sono figli di genitori italianissimi (papà calabrese per entrambi, mamma rispettivamente lombarda e campana). Francesco Gabriele, 47 anni fra due settimane, non lavora però a Zurigo come il presidente della Fifa, bensì nella sede della ASF/SFV, la Federcalcio svizzera, a Muri bei Bern – in questo caso la distanza fra le due città è di un centinaio di chilometri –, dove dallo scorso luglio è diventato coordinatore delle Nazionali giovanili elvetiche dopo essere stato in precedenza ct di Under 16, Under 18, Under 19 e Under 20 rossocrociate. Ruolo affine a quello ricoperto, in Figc, dall’esperto Maurizio Viscidi.
Abbiamo contattato il tecnico italo-svizzero, grande conoscitore di giovani e vivai, per aiutarci a scoprire meglio chi è l’obiettivo di mercato juventino Winsley Boteli, classe 2006, talento nato a Ginevra da genitori congolesi, “starlet” dell’Under 18 elvetica e super-bomber con il Borussia Mönchengladbach (15 gol più 1 assist in 16 partite) della “A-Junioren Bundesliga West” riservata agli Under 19 e paragonabile al nostro campionato Primavera. Lo scorso 18 novembre ha giocato da subentrato contro il Rot Weiss Ahlen anche nella Regionalliga West, quarto livello tedesco: in campo negli ultimi 17’ ha firmato la doppietta vincente per il 3-1 finale.
Molti media accostano Boteli al primo Lukaku: lei è d’accordo o no?
«Direi proprio di no. Winsley è un giocatore diverso, non così poderoso di corporatura, ma molto agile, rapido, svelto. Se parliamo di grandi attaccanti d’origine africana, allora lo vedo più simile a Eto’o. Parlo di movimenti, di caratteristiche fisiche, di altezza e di peso. Come questi famosi centravanti c’è in comune la facilità a finalizzare, ad andare in gol. Sapersi trovare al posto giusto al momento giusto. Essere anche cinico sotto porta: doti fondamentali per una punta».