Allegri, ma questa è Juve? La mediocrità ingiustificata, Tudor e quell'idea...

È da più di un mese che la squadra non vince e, soprattutto, non dà l’impressione di voler vincere. È diventato imbarazzante vederla così spenta, demotivata e confusa

Sono due mesi che la Juventus è sparita nel nulla. È da più di un mese che la Juventus non vince e, soprattutto, non dà l’impressione di voler vincere. Che non fosse una squadra ricca di qualità tecniche lo si sapeva già, ma è diventato imbarazzante vederla così spenta, demotivata e confusa. Così come è conclamato che qualcosa si sia rotto in modo grave tra il pareggio con l’Empoli e la sconfitta a San Siro con l’Inter, ma che in due mesi nessuno, per primo Massimiliano Allegri, sia stato in grado di aggiustarlo è preoccupante; perché ora la Juventus rischia di soffrire dannatamente la qualificazione in Champions, obiettivo molto più che indispensabile per il futuro stesso del club.

Juve, il 4-3-3 sembra giovare solo a Chiesa

E, tralasciando qualsiasi considerazione sul gioco, resta inammissibile il modo con cui la Juventus dilapida il vantaggio accumulato nel girone di andata, soprattutto per un pragmatico come Allegri. La quarta sconfitta in nove partite, l’ennesima causata da un errore difensivo individuale, arriva all’ultimo secondo dell’ultimo minuto, ma nasce nel primo tempo, dove l’esperimento del 4-3-3 sembra giovare solo a Federico Chiesa, lasciando il resto della squadra completamente spaesato e in balia delle verticalizzazioni della Lazio. È più solida, la Juventus, quando torna alle abitudini del suo 3-5-2, che, sì, sterilizza il dominio Lazio (almeno fino al 94’), ma non produce niente di pericoloso. I bianconeri danno la sensazione di impotenza offensiva, ovvero una sostanziale incapacità di costruire un tentativo efficace e che solo una circostanza fortuita possa portare gli uomini di Allegri al gol.

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Tudor e l'idea di poter fare qualcosa in più

Per la gente juventina è una sensazione frustrante e inquietante, fors’anche perché sulla panchina della Lazio vedono Igor Tudor, un anno fa ipotesi per la panchina bianconera, che non ha certo cancellato i limiti tecnici della Lazio, ma le ha dato agonismo, concentrazione e capacità di togliere il respiro all’avversario, aggredendolo fino alla fine (come invece vorrebbe il motto juventino). Insomma, la Lazio conferma l’idea che qualcosa di più, anche con una squadra che deve ricorrere a Nikola Sekulov, si possa fare, se non altro a livello di spirito, che la Juventus ha smarrito.

Il futuro di Allegri alla Juve

A questo punto, milioni di tifosi si interrogano sul futuro, del club e di Massimiliano Allegri, chiedendosi se sarà ancora lui l’allenatore nella prossima stagione. Domanda che, oggi, non ha risposta perché il processo decisionale è complesso (non pesano solo gli ultimi risultati, per quanto pessimi), anche se questi due mesi così sconclusionati non possono non pesare su qualsiasi ragionamento. Martedì un altro confronto con la Lazio, questa volta a Torino, metterà in gioco un pezzo della finale di Coppa Italia: sarà interessante verificare se l’idea di vincere un trofeo riconsegnerà un’anima alla squadra di Allegri. Sarebbe importante per i tifosi, non tanto per quelli che sbraitano arrabbiatissimi, ma soprattutto per la grande maggioranza di quelli che soffre in silenzio, rispettosa dell’amore per la squadra, ma silenziosamente avvilita da tanta ingiustificata mediocrità.

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Sono due mesi che la Juventus è sparita nel nulla. È da più di un mese che la Juventus non vince e, soprattutto, non dà l’impressione di voler vincere. Che non fosse una squadra ricca di qualità tecniche lo si sapeva già, ma è diventato imbarazzante vederla così spenta, demotivata e confusa. Così come è conclamato che qualcosa si sia rotto in modo grave tra il pareggio con l’Empoli e la sconfitta a San Siro con l’Inter, ma che in due mesi nessuno, per primo Massimiliano Allegri, sia stato in grado di aggiustarlo è preoccupante; perché ora la Juventus rischia di soffrire dannatamente la qualificazione in Champions, obiettivo molto più che indispensabile per il futuro stesso del club.

Juve, il 4-3-3 sembra giovare solo a Chiesa

E, tralasciando qualsiasi considerazione sul gioco, resta inammissibile il modo con cui la Juventus dilapida il vantaggio accumulato nel girone di andata, soprattutto per un pragmatico come Allegri. La quarta sconfitta in nove partite, l’ennesima causata da un errore difensivo individuale, arriva all’ultimo secondo dell’ultimo minuto, ma nasce nel primo tempo, dove l’esperimento del 4-3-3 sembra giovare solo a Federico Chiesa, lasciando il resto della squadra completamente spaesato e in balia delle verticalizzazioni della Lazio. È più solida, la Juventus, quando torna alle abitudini del suo 3-5-2, che, sì, sterilizza il dominio Lazio (almeno fino al 94’), ma non produce niente di pericoloso. I bianconeri danno la sensazione di impotenza offensiva, ovvero una sostanziale incapacità di costruire un tentativo efficace e che solo una circostanza fortuita possa portare gli uomini di Allegri al gol.

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