"Non dimenticherò mai le parole di Andrea Agnelli": Matri e la Juve nel destino

L'ex bomber che in bianconero decise la finale contro la Lazio, regalando la "Decima" alla Juventus: "Avversaria complicata, se ne parla come di una seduta dal dentista...". Poi l'aneddoto: "Mi abbracciò dicendomi.."

"Non avevo mai segnato in una finale e l'emozione è stata enorme". Alessandro Matri ha commentato così, sui canali ufficiali della Juventus, il suo gol nella finale di Coppa Italia del 2015 contro la Lazio. Proprio con una sua rete è arrivata per i bianconeri la decima e, soprattutto, vent'anni dopo l'ultimo successo nella competizione. Da quel momento in poi, la Juve, ha vinto altre quattro finali (ultima nel 2020-21) della coppa nazionale e contro l'Atalanta potrebbe alzare ulteriormente il dato. L'ex attaccante bianconero ha svelato alcuni retroscena come le parole di Agnelli dopo la rete contro i biancocelesti: "Non le dimenticherò mai"

Matri, ricordi Juve e frase Agnelli

Alessandro Matri ha iniziato proprio da quella gara vinta contro la Lazio: "I ricordi sono tanti perchè era pur sempre una finale, per di più in un anno magico dove eravamo riusciti a raggiungere anche l'atto conclusivo della Champions. La finale vinta contro la Lazio è un bellissimo ricordo perchè io ero tornato alla Juventus nella finestra invernale di mercato, nel gennaio 2015, e una delle mie intenzioni era proprio quella di lasciare il segno, di riuscire a incidere con i miei gol. Il gruppo lo conoscevo già ed era un gruppo molto affiatato".

Poi l'emozione del gol: "La partita e la rete sono un ricordo indelebile. Non mi era mai capitato di segnare in una finale e devo dire che l'emozione è stata enorme. In quella partita io sono subentrato dalla panchina, prendendo il posto di Llorente, ed ero riuscito anche a segnare una rete nei tempi regolamentari prima che venisse annullata. Diciamo che poi ho cercato in tutti i modi di segnarne un'altra nei supplementari e quando ci sono riuscito è stata una vera e propria liberazione. È stato un segno del destino, perchè prima del mio gol Djordjevic aveva colpito un doppio palo clamoroso. È stata una bella esplosione di gioia quando la mia conclusione è entrata in porta". Poi ha svelato un retroscena: "Al triplice fischio, poi, sono iniziati i festeggiamenti e ricordo ancora che è venuto a congratularsi con noi l'allora Presidente Andrea Agnelli e, abbracciandomi, mi ha ringraziato per il gol segnato e mi ha detto che quello era il trofeo al quale teneva di più suo papà. Quelle parole non le dimenticherò mai. Sono ricordi bellissimi che porterò per sempre con me".

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La Decima e il gol nella prima finale

Una competizione snobbata e criticata da molti, ma per Matri resto un trofeo importante: "Ho avuto la sensazione che questa competizione fosse tornata ad avere un certo rilievo per la Juventus nel momento in cui per qualche anno ha raggiunto la semifinale e in qualche caso anche la finale. Quella che abbiamo vinto nel 2015 contro la Lazio, la decima, ha alzato il livello d'importanza del torneo per la Juventus e, di riflesso, ha portato anche le altre squadre a giocarla con più stimoli e con il desiderio di volerla vincere. Vincere un trofeo è sempre un'opportunità, a maggior ragione se ti permette di qualificarti per una competizione europea".

Poi ha spiegato i giorni antecedenti a una gara così: "L'avvicinamento a quella finale lo abbiamo vissuto bene, con la giusta serenità. In quel gruppo c'era la consapevolezza di essere una squadra di qualità. Ognuno l'ha vissuta a modo suo. Quando parlo di serenità intendo quella di tutto il gruppo, poi ogni giocatore si è avvicinato a quella partita con il proprio stato d'animo. Io sono sempre stato un po' teso prima di ogni partita, per di più per me era la prima finale e vivevo sempre con un po' di pressione l'avvicinamento alle partite. Serve sempre avere la giusta tensione, io a volte, forse, le vivevo con troppa tensione (ride, ndr)".

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Morata squalificato, con Tevez e Llorente...

L'attaccante ha spiegato la rete segnata nei tempi supplementari: "Il gol me lo ricordo bene. L'azione è partita da Pirlo. Io sapevo di dover attaccare la profondità e lui sapeva che io l'avrei attaccata. Il lancio è stato perfetto. Ricordo che non ho controllato benissimo il pallone, ma fortunatamente è rimasto lì, in zona, e Tevez ha provato a calciare andando a contrasto con un difensore della Lazio. A quel punto mi sono ritrovato la sfera sul destro e ho calciato verso la porta, neanche troppo bene (ride, ndr), ma sono riuscito a segnare un gol che si è rivelato importantissimo. Il primo ad abbracciarmi è stato Barzagli, ma poi sono stato sommerso da tutti i miei compagni. È stata una sensazione bellissima".

"Segnare un gol, per di più da subentrato, è stata davvero una gioia enorme per me - ha continuato Matri -. Diciamo che cercare di incidere a gara in corso è sempre stata una delle mie caratteristiche migliori. Mi piaceva molto entrare a gara in corso per provare a incidere, era uno stimolo in più per fare bene quando venivo chiamato in causa. Era anche un modo per mettere in difficoltà gli allenatori che decidevano di non schierarmi titolare (ride, ndr)". E il destino della finale: "Tra l'altro, in quel caso specifico, se Morata non fosse stato squalificato probabilmente non sarei entrato in quella finale perchè dall'inizio sarebbero partiti Alvaro e Tevez e, probabilmente, sarebbe toccato a Llorente subentrare a gara in corso. Il destino, invece, ha voluto che Alvaro fosse squalificato per quella gara".

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"I miei gol più amati anche Al Milan e all'Inter"

Matri ha raccontato il suo rapporto con i gol alla Juve: "E' stato molto particolare, perché sapevo che o segnavo oppure non avrei giocato, quindi ti lascio immaginare… (ride, ndr). Ci sono dei gol a cui sono particolarmente affezionato, oltre a quello in finale di Coppa Italia: contro l’Inter a San Siro nei primi mesi alla Juventus, oppure quello nel match contro il Milan nella famoso match del 'gol di Muntari'. In quei casi l’atmosfera dello stadio, l’ambiente: sono emozioni che raramente rivivi, c’è lo Scudetto in palio, segni una rete del genere fuori casa. Dovessi fare una classifica metto: Lazio in finale di Coppa Italia, Milan nel febbraio 2012 e Inter 2011".

Poi sulla voglia di tornare alla Juve: "Penso che tornare in una squadra dove hai già giocato non sia mai semplice. Io, però, ero convintissimo della scelta di rientrare alla Juventus perchè sapevo che avrei trovato un gruppo forte, formato da amici prima che da compagni. Si era creato un bellissimo gruppo che, per me, è stato il vero valore aggiunto di quella rosa. C'erano ruoli ben definiti e non è mai semplice averli, soprattutto nei  grandi club".

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"Come si batte l'Atalanta" e la Juve sfavorita

Matri poi ha continuato a parlare arrivando alla gara contro la Dea: "Come si batte l’Atalanta? Beh, in molti hanno provato a descrivere quella sensazione, c’è chi ha parlato di una seduta dal dentista. Non ho fatto l’allenatore… (ride, ndr). La lettura della partita è la cosa più difficile, ci sono più momenti in una stessa gara: l’Atalanta è cambiata nel corso del tempo, prima era tutto uomo contro uomo andando a prendere alti gli avversari, ora lo fa con un baricentro più basso. Questa è una delle tante forze di un gruppo che riesce a giocare ad altissima intensità e che nello scontro fisico non è seconda a nessuno". E sul come poterla battere ha detto: "Per superare l’Atalanta si può pensare di vincere attraverso la giocata di un singolo. La Juventus ha giocatori importanti che possono incidere; sicuramente sfruttando l’organizzazione difensiva, una caratteristica che la squadra ha nel suo DNA, quella di saper soffrire. È una delle avversarie più complicate che potessero capitare, questo è certo".

L'attaccante ha chiuso l'intervista parlando dei fattori positivi nel giocare ogni tre giorni: "Per le squadre come Juventus, Inter, Milan, abituate alle competizioni europee, non è un vantaggio scendere in campo solo una volta alla settimana. Sono gruppi non abituati a preparare un match per sette giorni, rischi che il livello di attenzione si abbassi perché i giocatori hanno altri ritmi. Mi viene da pensare a quanto successo contro l’Empoli a gennaio: dopo quella sfida la Juventus ha avuto un’intera settimana prima della gara contro l'Inter e nella testa dei giocatori c’è stato tutto il tempo di pensare all’occasione mancata di arrivare allo scontro diretto virtualmente avanti, invece avendo solo tre giorni pensi solo alla partita e non a quello che è successo. Avendo solo un impegno a settimana è diverso: l’umore di quelli in panchina lo percepisci, i fastidi, le incomprensioni. Si innescano tante dinamiche che spostano il focus dalla partita".

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"Non avevo mai segnato in una finale e l'emozione è stata enorme". Alessandro Matri ha commentato così, sui canali ufficiali della Juventus, il suo gol nella finale di Coppa Italia del 2015 contro la Lazio. Proprio con una sua rete è arrivata per i bianconeri la decima e, soprattutto, vent'anni dopo l'ultimo successo nella competizione. Da quel momento in poi, la Juve, ha vinto altre quattro finali (ultima nel 2020-21) della coppa nazionale e contro l'Atalanta potrebbe alzare ulteriormente il dato. L'ex attaccante bianconero ha svelato alcuni retroscena come le parole di Agnelli dopo la rete contro i biancocelesti: "Non le dimenticherò mai"

Matri, ricordi Juve e frase Agnelli

Alessandro Matri ha iniziato proprio da quella gara vinta contro la Lazio: "I ricordi sono tanti perchè era pur sempre una finale, per di più in un anno magico dove eravamo riusciti a raggiungere anche l'atto conclusivo della Champions. La finale vinta contro la Lazio è un bellissimo ricordo perchè io ero tornato alla Juventus nella finestra invernale di mercato, nel gennaio 2015, e una delle mie intenzioni era proprio quella di lasciare il segno, di riuscire a incidere con i miei gol. Il gruppo lo conoscevo già ed era un gruppo molto affiatato".

Poi l'emozione del gol: "La partita e la rete sono un ricordo indelebile. Non mi era mai capitato di segnare in una finale e devo dire che l'emozione è stata enorme. In quella partita io sono subentrato dalla panchina, prendendo il posto di Llorente, ed ero riuscito anche a segnare una rete nei tempi regolamentari prima che venisse annullata. Diciamo che poi ho cercato in tutti i modi di segnarne un'altra nei supplementari e quando ci sono riuscito è stata una vera e propria liberazione. È stato un segno del destino, perchè prima del mio gol Djordjevic aveva colpito un doppio palo clamoroso. È stata una bella esplosione di gioia quando la mia conclusione è entrata in porta". Poi ha svelato un retroscena: "Al triplice fischio, poi, sono iniziati i festeggiamenti e ricordo ancora che è venuto a congratularsi con noi l'allora Presidente Andrea Agnelli e, abbracciandomi, mi ha ringraziato per il gol segnato e mi ha detto che quello era il trofeo al quale teneva di più suo papà. Quelle parole non le dimenticherò mai. Sono ricordi bellissimi che porterò per sempre con me".

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