Goduria Juve! Ora la domanda intorno alla quale ruota il futuro del club

L’Atalanta si deve arrendere a una squadra finalmente sul pezzo: se è addio, è davvero bellissimo

Gode il popolo juventino, gode la Juventus, gode Massimiliano Allegri trasfigurato dalla rabbia per gli errori dell’arbitro Maresca e, forse, dall’emotività di una serata che potrebbe essere il suo vero addio. La quindicesima Coppa Italia della Juventus arriva al termine di una partita psicodrammatica, in cui i bianconeri giocano benissimo, segnano due gol, se ne vedono uno annullato per una spanna, si vedono negare un rigore netto, soffrono nel finale ed esplodono in un grido che mischia gioia e sollievo, che strilla vendetta per tre anni di sofferenza: un film scritto bene insomma. Certo, non è una Coppa che cancella tutto, ma ci sono Coppe Italia, nella storia della Juventus, che hanno significati particolari.

Dal Verona all'Atalanta

Quando, nel 1983, la una delle squadre più forti della storia del calcio aveva perso lo scudetto e la Coppa dei Campioni, si era raggrumata intorno all’orgoglio di portare a casa almeno un trofeo e aveva agguantato una Coppa Italia soffertissima (ai supplementari contro il Verona), stappando un ciclo pazzesco partito da lì. Chissà se quella di ieri sera possa chiudere il periodo desolante per frustrazione, delusione e ingiustizia e segnare l’inizio di un nuovo ciclo. Le premesse ci sono, ma ovviamente non bastano. E ieri sera, in fondo, nessuno pensava al domani: la fine di un digiuno di oltre mille giorni è troppo inebriante per ragionare con lucidità, mangi e godi finché ce n’è. E goduria è stata per la Juventus e il suo popolo. Goduria strameritata per avere domato l’Atalanta con intelligenza, furbizia ed esperienza.

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Vlahovic il trascinatore

Erano i più in forma, quelli di Gasperini, ma sono stati schiacciati dal peso di quella responsabilità e da una squadra più squadra di loro. Ci possono riprovare contro il Bayer Leverkusen, quando i favoriti saranno gli altri e potrebbe essere un altro film. Nel frattempo, nella partita che contava più di tutte, Allegri ha incartato Gasperini. E Vlahovic si è preso la Juventus con forza, voglia e determinazione forse mai viste da quando è arrivato alla Juventus: il gol, al quarto minuto, è una spremuta di forza di volontà, una meraviglia da centravanti di altri tempi, resistendo alla carica e guardando solo la porta. Lo rivedremo ancora un Vlahovic così? È la domanda che si può fare per quasi tutti i bianconeri di ieri sera e intorno alla quale ruota il futuro del club che può ripartire da una base molto solida, ma solo ripetendo le prestazioni di ieri sera.

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La miglior Juve della stagione

La Juventus non è mai stata sempre brutta, in questa stagione, ma non era mai stata così bella e sul pezzo. È l’estetica dell’agonismo, la preferita dai tifosi bianconeri, la ferocia calcistica che non si misura con l’altezza del pressing o con la percentuale di possesso palla. Insomma è la dimostrazione che, anche quest’anno, anche con questi giocatori, un’altra Juventus era possibile. E se probabilmente non avrebbe comunque tolto lo scudetto all’Inter, avrebbe evitato molti malumori ai tifosi. E fa riflettere quanto possa incedere la testa, intesa come la somma di concentrazione, motivazione e spirito di squadra. Tutto quello che era sparito nel girone di ritorno è ricomparso sul prato dell’Olimpico e ha restituito un po’ di Juve agli juventini.

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Ancora problemi col Var

È ricomparso anche un certo metro arbitrale che lascia perplessi. Gli episodi sono episodi, si sa, ma quando nel corso di una stagione le decisioni dubbie o chiaramente sbagliate si accumulano in modo statisticamente sproporzionato solo da una parte, forse vale la pena farsi delle domande, senza teorizzare complotti, ma almeno non facendo finta che i numeri della Juventus non parlino chiaramente di una squadra particolarmente sfortunata con gli arbitri, con il Var e il fuorigioco semiautomatico che ieri, per l’ennesima volta, ha annullato un gol alla Juventus per meno di dieci centimetri, ovvero una misura che non consente di essere certi della decisione. Vi ricordate l’audio del Var di Juventus-Verona? «Se prendo il fotogramma prima è buono...». Stiamo parlando quindi di una decisione completamente arbitraria di un essere umano (non un computer) che deve decidere quando il pallone si stacca dal piede sulla base di immagini che possono trarre in inganno.

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Il rigore su Vlahovic fa discutere

Insomma: se è purtroppo assodato che ti può andare bene e ti può andare male, perché alla Juventus è, finora, andata sempre male? E perché Maresca non si è nemmeno peritato di andare al Var a vedere il fallo da rigore, piuttosto netto, di Hien su Vlahovic (Hien anche ammonito, sarebbe stato espulso e poi sostituito immediatamente da Gasperini per non rischiare oltre)? I conti non tornano e la folle, forse perfino sguaiata, reazione di Massimiliano Allegri è un tappo che salta dopo tante, forse troppe, situazioni, dall’incredibile gol di Milik annullato contro la Salernitana della scorsa stagione (il più clamoroso errore della storia del Var) fino ai casi di ieri sera. Allegri ha più volte sollecitato che la società si muovesse in quella direzione, forse la ricerca di qualche risposta alle domande di cui sopra è da mettere in agenda, insieme alle questioni tecniche e di calciomercato. La Coppa Italia deve essere una ripartenza anche in questo senso, è un traguardo volante, dal quale la Juventus può e deve scattare ancora più veloce.

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Gode il popolo juventino, gode la Juventus, gode Massimiliano Allegri trasfigurato dalla rabbia per gli errori dell’arbitro Maresca e, forse, dall’emotività di una serata che potrebbe essere il suo vero addio. La quindicesima Coppa Italia della Juventus arriva al termine di una partita psicodrammatica, in cui i bianconeri giocano benissimo, segnano due gol, se ne vedono uno annullato per una spanna, si vedono negare un rigore netto, soffrono nel finale ed esplodono in un grido che mischia gioia e sollievo, che strilla vendetta per tre anni di sofferenza: un film scritto bene insomma. Certo, non è una Coppa che cancella tutto, ma ci sono Coppe Italia, nella storia della Juventus, che hanno significati particolari.

Dal Verona all'Atalanta

Quando, nel 1983, la una delle squadre più forti della storia del calcio aveva perso lo scudetto e la Coppa dei Campioni, si era raggrumata intorno all’orgoglio di portare a casa almeno un trofeo e aveva agguantato una Coppa Italia soffertissima (ai supplementari contro il Verona), stappando un ciclo pazzesco partito da lì. Chissà se quella di ieri sera possa chiudere il periodo desolante per frustrazione, delusione e ingiustizia e segnare l’inizio di un nuovo ciclo. Le premesse ci sono, ma ovviamente non bastano. E ieri sera, in fondo, nessuno pensava al domani: la fine di un digiuno di oltre mille giorni è troppo inebriante per ragionare con lucidità, mangi e godi finché ce n’è. E goduria è stata per la Juventus e il suo popolo. Goduria strameritata per avere domato l’Atalanta con intelligenza, furbizia ed esperienza.

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