Il suo primo pensiero, quando l’arbitro Maresca ha fischiato la fine del match e l’inizio della sua prima gioia torinese, deve essere andato al babbo, che lo lasciò troppo presto dopo avergli trasmesso la passione viscerale per quella maglia a strisce verticali bianche e nere. Cristiano Giuntoli, fiorentino doc, quasi architetto, è un tifoso della Juventus dalla nascita e ora che può dirlo senza remore di sorta, la goduria provata per questa Coppa Italia alzata al cielo non ha pari. Certo, è abituato a vincere il nuovo dt assoldato da John Elkann per traghettare il club da una situazione semidisastrata a livello di bilancio a una condizione congrua per chi vuole restare in piedi da una parte e provare a restare protagonista dall’altra. La sua carriera come leggerete tra poco è una sequela di scommesse vincenti dove la parola scommesse è azzeccata sino a un certo punto.
Il mantra di Giuntoli
Perché se nel calcio le certezze sono poche e le scelte a volte si scontrano con parametri impreventivabili, in grado di mandare a gambe all’aria qualsiasi pianificazione, è altrettanto vero che quando nel tempo continui a raccogliere significa che c’è qualcos’altro. Che sai come e dove seminare. Già, un mix di abilità, fiuto e perché no, anche fortuna. Spesso, tra il divertito e lo scherzoso, tra il serio e il faceto lo ripete spesso Giuntoli, “Io sono fortunato eh”, quasi un intercalare, un mantra a calamitare energia positiva da dirottare sulle sue creature. Da dirigente le fortune le ha viste crescere in due città prima di approdare sotto la Mole e riuscire a interrompere il digiuno di trofei che da tre anni impediva di festeggiare alla Continassa e portare nella bacheca del JMuseum un nuovo trofeo da aggiungere. Il triangolo magico di Giuntoli ha come vertici Carpi, Napoli e Torino.