Allegri, l'esonero e le reazioni
Allegri saluta, stavolta definitivamente, la Juventus dopo 12 titoli vinti: 5 scudetti, 5 Coppa Italia e 2 Supercoppa italiana, senza dimenticare le due finali di Champions e dopo aver stabilito una impressionante serie di record a livello individuale che lo iscrivono di diritto nel pantheon della storia bianconera. L’ultimo triennio, controverso e irto di difficoltà per mille motivi anche extra calcistici, lo ha consegnato alla storia juventina per essere stato l’unico tecnico a dover gestire la squadra con una bufera giudiziaria (troppo spesso rimossa) in corso che azzerò i vertici bianconeri e in mezzo alla quale riuscì a mantenere la squadra in linea di galleggiamento Champions prima di arrendersi alla definitiva penalizzazione di 10 punti. Non per caso Gigi Buffon ha ribadito ieri che «il giudizio sui suoi ultimi tre anni sono stati molo ingenerosi».
L’esonero di Allegri ha marcato, ancora una volta, la differenza di vedute e di strategie tra la vecchia e la nuova dirigenza, come ha confermato il post su X di Andrea Agnelli che, non per caso, lo aveva richiamato presagendo le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare la Juventus. E anche i giocatori, a ribadire come la squadra sia sempre stata sintonizzata con lui (a volte pure troppo, tanto da farsi condizionare dai suoi umori) lo hanno salutato via social. Emblematico, anche per i riflessi che potrà avere in chiave mercato, il post su Instagram, di Adrien Rabiot, fedelissimo per eccellenza: «Sarai ricordato come uno degli allenatori più vincenti della storia della Juventus. Meritavi un addio diverso. Grazie di tutto Mister e in bocca al lupo». Difficile immaginare che il francese decida di rinnovare il suo contratto in scadenza. Sì: il 17 maggio 2024 passerà alla storia come il giorno in cui è stata definitivamente archiviata l’era di Andrea Agnelli. Una Juventus è finita e un’altra sta per nascere: quella di John Elkann.