I fuochi d’artificio non riescono a illuminare abbastanza la notte di Bologna per poter cogliere, nel delirio della festa rossoblù, la vera portata dell’impresa del Bologna che, fra 119 giorni, la musica della Champions la sentirà sul serio, schierato a centrocampo prima di una partita, magari contro il Real Madrid o il Manchester City. Le chiamano favole, ma è stucchevole e sbagliato, perché è tutto maledettamente reale nel progetto che ha visto in Giovanni Sartori l’architetto e in Thiago Motta il capomastro che, nelle prossime settimane, potrebbe essere annunciato sulla panchina della Juventus. La Juventus da ricostruire, magari partendo proprio da questi folli giorni in cui la squadra ha riscoperto di avere un’anima e uno spirito che aveva spento.
L'orgoglio di una squadra
La finale di Roma e l’ultima mezz’ora di Bologna hanno visto risorgere l’orgoglio di una squadra che, come da ordine di Paolo Montero, ha rispettato la sacralità della maglia che indossa. La Juventus deve ripartire esattamente da qui perché, parliamoci chiaro, il club non ha le possibilità economiche per infarcire di fuoriclasse la rosa, perciò sarà necessaria la ferocia agonistica che, alla bisogna, può tamponare l’assenza dei campioni. La concentrazione di Roma, la forza di volontà di ieri sera, quando sul 3-0 poteva prevalere la voglia di mollare, sono i primi mattoni con i quali erigere la Juventus 2024-25.