Montero, i valori e il Dna Juve
Dei cui valori l’uruguaiano è diventato simbolo - e idolo dei tifosi - da giocatore e ora cerca di trasmetterli da allenatore: “Plantar una semilla” - “Piantare un seme” - si intitola il documentario dedicato a lui un paio di mesi fa da Juventus Creator Lab, il laboratorio che produce i contenuti dei canali ufficiali bianconeri. Perché il Dna Juve, a dispetto del nome, non è qualcosa che si ha dentro, ma che si impara e si insegna. Si coltiva, appunto, come un seme. Come ha ripetuto anche lunedì sera a Bologna: «Io non ho il Dna Juve. Ho imparato che il Dna della Juventus è lavoro, sacrificio, sforzo, unione, famiglia: questo è quello che mi hanno insegnato da quando sono arrivato nel 1996».
È quello che da due stagioni cerca ora di insegnare ai ragazzi della Primavera e che per una settimana, da domenica a sabato sta cercando di continuare a far crescere nei giocatori della prima squadra. Giocatori nei cui confronti non si è certo posto sul piedistallo del suo status di leggenda bianconera, nello svolgere il ruolo di traghettatore tra Massimiliano Allegri e - quasi certamente - il suo amico Thiago Motta («Abbiamo fatto il corso assieme a Coverciano, una persona eccezionale»).