La serenità non è proprio il primo stato d’animo che uno associa a Paolo Montero, o almeno al Montero calciatore, che nell’immaginario collettivo rappresenta tuttora la versione principale del cinquantaduenne di Montevideo. Dal fischio d’inizio di Bologna-Juventus fino al termine della conferenza nella sala stampa del Dall’Ara, invece, proprio la serenità è stata il tratto dominante del Montero allenatore ad interim della prima squadra - come lo è d’altra parte abitualmente del Montero allenatore della Primavera bianconera -.
Montero, Bologna-Juve e il risultato
Con un’unica eccezione: il gol del 3-3 di Yildiz, talento che proprio lui era stato il primo a coltivare a Vinovo all’inizio della scorsa stagione. A quella rete Montero si è lasciato andare a una corsa esultante come fosse ancora calciatore, incurante della pioggia battente così come del fatto che la partita e il suo risultato non fossero certo vitali per la stagione bianconera. Però sapeva che grazie a quel gol la Juve molto probabilmente non avrebbe perso e avrebbe potuto provare a strappare una vittoria (quasi riuscendoci, quando Aebischer ha deviato in extremis un tiro a colpo piuttosto sicuro di Chiesa). E l’importanza della differenza tra perdere e vincere, ovvero del risultato, è invece eccome una delle prime cose che vengono in mente quando si pensa a Montero, come d’altra parte quando si pensa alla Juventus.