Allegri e la Juve, c’è una terza via: come potrebbe risolversi la diatriba

La società bianconera contesta al tecnico la violazione del codice etico: con il licenziamento per giusta causa si andrebbe davanti al giudice del lavoro

TORINO - Massimiliano Allegri ridimensiona i fatti e nega ogni addebito. Nella lettera di risposta alla contestazione disciplinare che l’ad della Juventus Maurizio Scanavino gli ha consegnato al momento dell’esonero, venerdì scorso, l’ex tecnico bianconero, attraverso i suoi legali, ha ricostruito gli accadimenti, dando la sua versione dei fatti, e respinto le accuse, senza quindi riconoscersi colpevole di quei comportamenti che potrebbero portare al licenziamento per giusta causa. La Juventus era stata molto fredda nel comunicato dell’esonero, avvenuto "in seguito a taluni comportamenti tenuti durante e dopo la finale di Coppa Italia che la società ha ritenuto non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta". Nel mirino della società gli sfoghi di Allegri contro gli arbitri, l’espulsione show, gli screzi con Giuntoli, l’aggressione verbale nei confronti del direttore di Tuttosport, l’attrezzatura fotografica danneggiata e le tensioni con gli addetti alla sicurezza.

Caso Allegri, la palla passa alla Juve

Adesso la palla passa alla Juventus. Allegri ha risposto entro i cinque giorni previsti e il club ora deve decidere quale soluzione adottare sulla base anche della linea difensiva tenuta dall’allenatore, che ha sottolineato di restare a disposizione per eventuali altri chiarimenti. La violazione del codice etico adottato dal club può portare dal richiamo alla multa, fino al licenziamento per giusta causa: i legali bianconeri stanno valutando se ci sono gli estremi per quest’ultimo provvedimento che permetterebbe alla società di risparmiare circa 13 milioni lordi perché interromperebbe il contratto che ancora lega Allegri - e il suo staff - alla Juventus fino al 30 giugno 2025. Un licenziamento per giusta causa innescherebbe però una vertenza davanti al tribunale del lavoro perché Allegri non lo accetterebbe e andrebbe per vie legali: mentre per i calciatori esiste un organo interno allo sport, il Collegio di Garanzia, chiamato a dirimere proprio questo tipo di problematiche, per gli allenatori si procede invece attraverso la giustizia ordinaria.

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Juve-Allegri: i possibili scenari

Al di là dei tempi biblici, la Juventus e Allegri si troverebbero in tribunale a dimostrare le reciproche accuse: nel caso in cui i giudici sposassero la tesi dell’allenatore, Allegri vedrebbe riconosciuto lo stipendio fino al 30 giugno 2025 e un risarcimento danni, se invece i giudici dovessero dare ragione alla Juventus, oltre a non dover versare l’anno di ingaggio residuo il club bianconero potrebbe a sua volta chiedere un risarcimento per i danni d’immagine. Esiste però una terza via che permetterebbe di risolvere la diatriba fuori dalle aule dei tribunali: una mediazione tra le parti per una risoluzione consensuale del contratto con un’eventuale buonuscita. Certo, se Allegri dovesse accettare un’altra panchina, la situazione cambierebbe. Bisogna però capire quanta voglia abbia il tecnico livornese di ributtarsi nella mischia e con quali top club (italiani o europei, ma Allegri è nel mirino anche degli arabi) oppure preferisca un anno sabbatico.

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TORINO - Massimiliano Allegri ridimensiona i fatti e nega ogni addebito. Nella lettera di risposta alla contestazione disciplinare che l’ad della Juventus Maurizio Scanavino gli ha consegnato al momento dell’esonero, venerdì scorso, l’ex tecnico bianconero, attraverso i suoi legali, ha ricostruito gli accadimenti, dando la sua versione dei fatti, e respinto le accuse, senza quindi riconoscersi colpevole di quei comportamenti che potrebbero portare al licenziamento per giusta causa. La Juventus era stata molto fredda nel comunicato dell’esonero, avvenuto "in seguito a taluni comportamenti tenuti durante e dopo la finale di Coppa Italia che la società ha ritenuto non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta". Nel mirino della società gli sfoghi di Allegri contro gli arbitri, l’espulsione show, gli screzi con Giuntoli, l’aggressione verbale nei confronti del direttore di Tuttosport, l’attrezzatura fotografica danneggiata e le tensioni con gli addetti alla sicurezza.

Caso Allegri, la palla passa alla Juve

Adesso la palla passa alla Juventus. Allegri ha risposto entro i cinque giorni previsti e il club ora deve decidere quale soluzione adottare sulla base anche della linea difensiva tenuta dall’allenatore, che ha sottolineato di restare a disposizione per eventuali altri chiarimenti. La violazione del codice etico adottato dal club può portare dal richiamo alla multa, fino al licenziamento per giusta causa: i legali bianconeri stanno valutando se ci sono gli estremi per quest’ultimo provvedimento che permetterebbe alla società di risparmiare circa 13 milioni lordi perché interromperebbe il contratto che ancora lega Allegri - e il suo staff - alla Juventus fino al 30 giugno 2025. Un licenziamento per giusta causa innescherebbe però una vertenza davanti al tribunale del lavoro perché Allegri non lo accetterebbe e andrebbe per vie legali: mentre per i calciatori esiste un organo interno allo sport, il Collegio di Garanzia, chiamato a dirimere proprio questo tipo di problematiche, per gli allenatori si procede invece attraverso la giustizia ordinaria.

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