Il futuro della Juventus comincia oggi, nella scia di ottimismo che lasciano la Coppa Italia di Allegri e quindici giorni di sano e sanguigno monterismo. Niente di memorabile a livello calcistico, se non quel poco di atteggiamento offensivo in più che ha reso più frizzanti il secondo tempo contro Bologna e la gara contro il Monza, ma l’essere così profondamente e filosoficamente juventino di Paolo Montero ha ricompattato un popolo, spaccato e provato da stagioni balorde sotto tanti, troppi punti di vista. Il futuro della Juventus comincia dal talento rinfrescante di Yildiz e Fagioli, da un ritrovato Chiesa, dall’idea, quasi sempre eccitante, di poter ricominciare da capo.
Davanti c’è un’estate di speranza, nella quale proiettare un mercato intelligente e il lavoro di Thiago Motta, l’allenatore più brillante di questo campionato che ispira nuove speranze in buona parte del popolo bianconero. Il futuro della Juventus comincia perché la Juventus ha un futuro, lo ha spiegato proprio Montero parlando dei giocatori allenati negli ultimi dieci giorni, lo sperano con forza i tifosi che vengono da tre anni di sofferenze assortite. E, attenzione, la Juventus ha un futuro, ma deve andare a prenderselo, compito tutt’altro che facile e che tocca alla nuova dirigenza. Dopo aver traghettato la società dalle sabbie mobili in cui era finita, è finalmente arrivato il momento di ricostruire qualcosa, di riavviare un ciclo. E i nuovi vertici della Juventus nel gettare le fondamenta del nuovo corso dovranno piantare quattro pilastri.