Il “senso di appartenenza” è una parte essenziale di quei concetti che contribuiscono a creare l’orizzonte di riferimento formativo di Thiago Motta. Che deriva, manco a dirlo, dai suoi anni giovanili al Barcellona che lo ha prelevato diciasettenne dalla Juventus Sp di San Paolo, squadra fondata da immigrati italiani tifosi della Juve ma che giocava in maglia granata: una sintesi torinese che oggi si rivela più che mai premonitrice. Negli anni blaugrana, Motta ha vissuto l’atmosfera della “Masia”, il centro di formazione del club dentro al quale non solo si impara a giocare un determinato tipo di calcio, ma che forma anche il carattere, la personalità e, appunto, il senso di appartenenza a un’idea che si riassume nei colori di quel club.
Thiago Motta e il progetto Next Gen
È per questo, oltre che per la qualità del prodotto finale, che Thiago Motta guarda con grande simpatia e (soprattutto) interesse tecnico al lavoro che sta portando avanti la Juventus con il progetto Next Gen. Un interesse talmente vivo che potrebbe perfino cambiare le strategie di mercato della Juventus riguardo ai giocatori che provengono da quel percorso: sia quelli che ha già in casa, sia quelli che rientreranno dai prestiti. Fabio Miretti, per esempio, ha già “messo” parecchi minuti di Serie A nelle gambe ed è cresciuto a pane e Juventus fin dalle giovanili, al punto che in molti lo hanno accreditato a erede di Claudio Marchisio sia per via del ruolo sia per via, appunto, del senso di appartenenza bianconera. E insomma, sebbene intorno a Miretti vi siano non pochi interessamenti di mercato, non è affatto da escludere che Motta chieda di trattenerlo a Torino per valutare la funzionalità al suo progetto tattico.