Gioco di squadra, sostegno vicendevole, integrità. Ma anche pressing immediato, con lo scopo di correre meno dopo, provare e riprovare le situazioni potenziali di gioco in allenamento, e sempre con la palla. Questa è una piccola, piccolissima, sintesi della filosofia di gioco e l'idea di calcio di Thiago Motta, prossimo allenatore della Juventus. Ma per comprendere fino in fondo quali siano i concetti alla base delle idee del tecnico ormai ex Bologna, bisogna tornare agli inizi del suo percorso da trainer, e quindi alla sua primissima esperienza. Quella nel settore giovanile del Psg, con un discorso da brividi che ancora oggi resta scolpito nella pietra.
Filosofia Motta, discorso da brividi al Psg U19
Thiago Motta, nel 2018, finisce la sua carriera da calciatore al Psg, e inizia subito ad allenatore nel settore giovanile parigino, e precisamente nell'U19. Durante una partitella, in cui il gruppo era stato diviso in due squadre, il tecnico spiega fin da subito ciò che vuole e ciò che non vuole: "Ci sono diversi calciatori che sono passivi, che guardano gli altri e dicono 'È colpa loro, non mia'. Io non permetto questa cosa qui. Non scherzo su questo, non scherzo. Possiamo vincere o perdere partite, ma insieme. Insieme. 'Non è colpa mia, non è colpa degli altri'. Quando si vince, vinciamo insieme. Quando si perde, perdiamo insieme. Anche io ho vissuto la vostra situazione, e la conosco. So cosa vuol dire, è normale che tra di voi ci sia competizione. Ma dovete dare dimostrazioni sul campo. 'Non metterò mai i miei compagni di squadra in difficoltà, mai. Con i gesti, passaggi e comunicazione'. Se il compagno perde la palla non va bene dire 'Ha perso palla, non è un gran problema'. Invece è un gran problema".
E a proposito di questo, Motta spiega: "Mi arrabbio con chi perde palla, ma ancor di più con chi si ferma e non aiuta. Questo non si può fare qui, non è una possibilità. Quando perdiamo palla, pressiamo, facciamo la transizione e solo dopo ci risistemiamo. Ma quando perdiamo palla non possiamo fermarci: se ci fermiamo, dopo dobbiamo correre di più. Siete d'accordo? Squadra nera: ci sono uno, due, tre giocatori che pressano e gli altri si fermano. No, no! E la squadra rossa fa lo stesso. Quando si recupera la palla, gli altri sono stanchi e disorganizzati".