Cosa chiederà Motta a Vlahovic e ai nuovi acquisti: la sua Juve giocherà così

Come, dunque, le idee del tecnico italobrasiliano si concretizzeranno sul campo? Scopriamo come si declineranno nella pratica i principi di gioco tanto cari al nuovo allenatore bianconero

Possesso palla, costruzione bassa, scambi di posizione, riaggressione immediata a palla persa e alternanza tra pressing alto e difesa posizionale. Sono gli elementi cardine del gioco di Thiago Motta che diventeranno tali anche nella Juventus, a prescindere dal sistema di gioco (che dovrebbe essere 4-2-3-1 o 4-3-3) e dal modo specifico in cui verranno trasferiti sul campo, inevitabilmente legato alle caratteristiche dei giocatori: Vlahovic, per esempio, dovrà continuare a crescere - cosa che ha già fatto, soprattutto nell’ultima stagione - nel fraseggio spalle alla porta, ma è chiaro che Motta non gli chiederà le stesse identiche cose che chiedeva a un “falso nove” come Zirkzee. Come, dunque, le idee del tecnico italobrasiliano si concretizzeranno sui campi dove la Juve giocherà?

Le mosse di Giuntoli e il gioco della Juve

Per dare una risposta completa - seppur solo teorica perché quella pratica potrà fornirla soltanto il campo - bisognerà aspettare di conoscere la rosa, proprio per il discorso fatto prima, ma le mosse di Cristiano Giuntoli sul mercato danno già indicazioni chiare. Gli arrivi ormai prossimi di Di Gregorio in porta e Douglas Luiz a centrocampo confermano la volontà di puntare su possesso palla e costruzione bassa. Il brasiliano alza nel centrocampo bianconero il tasso di tecnica, visione e rapidità indispensabili per puntare sul possesso. Un contributo ulteriore in questo senso lo daranno di sicuro il rientrante Fagioli e, nei piani bianconeri, Koopmeiners.

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Di Gregorio e la costruzione. E se arriva Calafiori...

Alla costruzione dal basso darà un impulso importante Di Gregorio: oltre all’aspetto contrattuale-economico, alla base dell’avvicendamento tra Szczesny e il quasi ex Monza c’è l’abilità con i piedi dell’Uomo DiGre, portiere della squadra che nell’ultimo campionato ha fatto più tocchi nella propria area (2796), guarda caso davanti al Bologna (2577). Il motivo per cui Thiago Motta chiede di mantenere il possesso e costruire dal basso è attirare la pressione avversaria, in modo da creare spazi alle spalle dei giocatori che vanno ad aggredire: spazi nei quali i bianconeri dovranno poi inserirsi per ricevere palla avendo tempo e - appunto - spazio per giocarla in modo efficace. E, a quel punto, in avanti e in fretta: «Il possesso deve essere propedeutico a una verticalizzazione più efficace e rapida possibile», sosteneva Motta nella sua tesi a Coverciano.

Al fine di creare e sfruttare gli spazi si lega strettamente la capacità di scambiarsi posizioni e funzioni (costruire o inserirsi) che il nuovo tecnico bianconero chiede ai suoi giocatori. In un calcio in cui sempre più spesso la pressione è portata uomo su uomo e non con una linea, anche attirandola resta difficile creare e sfruttare spazi: «Gli spazi non sono più fra le linee - spiegava Spalletti l’anno scorso parlando del suo Napoli - ma fra gli avversari. Diventa fondamentale saperli riconoscere e andare dentro al momento giusto». Gli scambi di posizione aiutano a sorprendere gli avversari: un Calafiori che sale, ad esempio, può sorprendere l’attaccante deputato a pressarlo e rubare quei metri e quei secondi necessari a far progredire l’azione.

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Motta, Vlahovic e la riaggressione

Perfetto in questo tipo di azioni, non a caso il ventiduenne del Bologna è il primo obiettivo per la difesa, ma si tratta di un compito in cui possono eccellere molti dei bianconeri in rosa o degli obiettivi: da Danilo a Cambiaso, da Douglas Luiz a Rabiot, da Fagioli a Koopmeiners per citarne alcuni. Il fine di tutto questo è, si citava prima una «verticalizzazione più efficace e rapida possibile» che appoggiandosi su Vlahovic possa poi portare al tiro tutti i bianconeri, compreso ovviamente DV9, pronto a inserirsi nello spazio creato andando incontro. Per quanto una delle linee più evidenti delle strategie di mercato bianconere sia quella già sottolineata di alzare il tasso tecnico, alla Juve capiterà ovviamente di perdere la palla.

E a quel punto dovrà cercare di recuperarla subito: questo è un pilastro del pensiero di Motta, che fa leva sula naturale sensazione dell’infanzia per cui - spiega nella sua tesi - «Perdere il pallone diventava una sorta di “crimine” calcistico individuale e collettivo da riparare nel modo più deciso». Principio che resta valido anche quando sono gli avversari a impostare, attraverso un pressing alto «sempre con due giocatori posizionati nella parte centrale del campo per mantenere l’equilibrio essenziale». E per mantenerlo la squadra, se il pressing alto non funziona, può abbassarsi coprendo il centro e indirizzando l’azione avversaria sulle fasce. E poi lì recuperarlo, il pallone: scelto non a caso per comporre le iniziali di Thiago Motta nel video postato dalla Juve su Instagram.

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Possesso palla, costruzione bassa, scambi di posizione, riaggressione immediata a palla persa e alternanza tra pressing alto e difesa posizionale. Sono gli elementi cardine del gioco di Thiago Motta che diventeranno tali anche nella Juventus, a prescindere dal sistema di gioco (che dovrebbe essere 4-2-3-1 o 4-3-3) e dal modo specifico in cui verranno trasferiti sul campo, inevitabilmente legato alle caratteristiche dei giocatori: Vlahovic, per esempio, dovrà continuare a crescere - cosa che ha già fatto, soprattutto nell’ultima stagione - nel fraseggio spalle alla porta, ma è chiaro che Motta non gli chiederà le stesse identiche cose che chiedeva a un “falso nove” come Zirkzee. Come, dunque, le idee del tecnico italobrasiliano si concretizzeranno sui campi dove la Juve giocherà?

Le mosse di Giuntoli e il gioco della Juve

Per dare una risposta completa - seppur solo teorica perché quella pratica potrà fornirla soltanto il campo - bisognerà aspettare di conoscere la rosa, proprio per il discorso fatto prima, ma le mosse di Cristiano Giuntoli sul mercato danno già indicazioni chiare. Gli arrivi ormai prossimi di Di Gregorio in porta e Douglas Luiz a centrocampo confermano la volontà di puntare su possesso palla e costruzione bassa. Il brasiliano alza nel centrocampo bianconero il tasso di tecnica, visione e rapidità indispensabili per puntare sul possesso. Un contributo ulteriore in questo senso lo daranno di sicuro il rientrante Fagioli e, nei piani bianconeri, Koopmeiners.

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