Ho avuto tanti allenatori, il mio modello è Conte
"Fare un gol o un intervento incredibile in difesa? Per noi difensori il salvataggio di un gol è unico. Il problema è che viene visto in maniera diversa: se intervieni e salvi un gol hai fatto il tuo, nessuno esalta quello che hai fatto. Vengono idolatrati i portieri se salvano una rete o i giocatori che segnano. Ricordo l’intervento su Higuain, ma anche quello in Champions contro la Lokomotiv Mosca: Szczesny era battuto su un tiro di Joao Mario e io salvai sulla linea, di coscia, e quello valse il passaggio agli ottavi. Quegli interventi li ricordo io e chi vive per quello, ma la gente si ricorda il gol del 3-2. Oggi con i social è più facile esaltare i gesti difensivi, prima era molto più difficile. Tra l’altro io iniziai centrocampista, poi alla Berretti della Viterbese cambiai ruolo. Quell’anno lì iniziai addirittura come prima punta perché non era arrivato l’attaccante che serviva: feci 7 partite e 4 gol. Poi arrivò il centravanti e mi spostò a difensore, non passando nemmeno per il centrocampo. E lì mi fu detto che se volevo fare carriera come stava facendo Nesta dove giocare lì, avendo visione di gioco pur dovendo migliorare nella fase difensiva. Io ero scettico, ma ero il capitano della squadra e a malincuore accettai per non contraddire l’allenatore".
"Scudetti. Il più bello fu il primo: venivamo da due settimi posti, la Juve faceva fatica a ritrovarsi dopo il 2006. E con Conte iniziò questa cavalcata: nessuno ci dava per protagonisti del campionato, e invece con lavoro, dedizioni e la mentalità di Antonio siamo stati un rullo compressore. Ho avuto la possibilità di essere allenato da tanti allenatori, ma quello a cui sono più grato è Conte. Lui ha inventato la BBC, sono migliorato tantissimo grazie a lui. Poi ho avuto altri tecnici bravi come Mancini con cui abbiamo vinto l’Europeo o Lippi che mi chiamò in Nazionale all’inizio. Mi piace anche ricordare Gattuso che ho avuto al Milan: è come un fratello, lo voglio ricordare perché per me è stato importante averlo, per l’uomo oltre che per l’allenatore".
"Conte sicuramente per me è un modello, da cui prendere spunto. Qualche episodio? Quando abbiamo litigato (ride, ndr). Ce ne siamo dette di ogni: era il 2014. Aveva cambiato modulo e non avevo giocato, il giorno seguente in allenamento mi stuzzicava perché non andavo al massimo. Aveva ragione, ma io sono orgoglioso, sentivo di aver subito un torto. Arrivammo praticamente faccia a faccia, ma il giorno dopo ci siamo abbracciati e ancora oggi ci sentiamo spesso, ci confrontiamo. Cosa fa la differenza nel suo modo di allenare? La preparazione tattica, che è sotto gli occhi di tutti, ma anche meticolosità e costanza in quello che fa. È un martello che non molla e ti convince che quello che ti sta dicendo ti porta alla strada giusta, e tante volte è successo quello che diceva in riunione o ti faceva vedere sul campo. Oltre a questo, ha la dota di tirarti fuori la parte animale: basti pensare all’Italia di Euro 2016. Eravamo una Nazionale media che se l’è andata a giocare coi campioni del mondo della Germania, e perdemmo solo ai rigori. Ricordo che ci fece fare dei testi all’inizio dell’Europeo che sembravano assurdi considerando che avremmo dovuto giocare 10 giorni dopo. Invece lui per dimostrarti che potevi dare il 100% ci fece fare quel test e ci disse che chi non lo finiva non sarebbe nemmeno stato convocato".