L'impegno con i bambini e la malattia di Matteo
"La cosa più bella che ti può colpire è il sorriso dei bambini. Ho avuto la fortuna di passare tanto tempo con loro e ora voglio fare questo. Regalare loro spensieratezza. Ci sto lavorando con mia moglie che sta portando avanti il progetto “Nettare” per sostenere i bambini che soffrono determinate malattie" - ha detto Bonucci. Poi ha proseguito parlando della malattia del figlio: "Noi abbiamo vissuto questi momenti con mio figlio Matteo e per questo ora noi vogliamo restituire. Abbiamo fatto una raccolta fondi per regalare all’Ospedale di Torino un macchinario e da parte mia voglio impegnarmi. Un vincente lo puoi essere in tante maniere. Oggi si sente dire ai bambini che l’importante è vincere, ma quando vedo mio figlio la prima cosa che gli chiedo è se si è divertito. E oggi si tende a togliere questo ai bambini. Di tempo per pensare a vincere ne avranno tanto in futuro. Quando sei giovane non deve essere un’ossessione il successo, poi quando il calcio diventa un lavoro è un’altra cosa. La scorsa settimana sono stato a un evento benefico con dei bambini e abbiamo visto tutti insieme la partita con l’Albania e vederli felici di stare con me è stato tutto.
Poi ha approfondito il delicato momento della malattia di Matteo: “Era il 2016 ed eravamo in vacanza a Formentera e qualcosa ci ha fatto scattare l’allarme. Stavamo per rientrare per parlare con la società e il giorno dopo mio figlio a colazione si è accasciato vicino un muretto. Siamo andati subito in ospedale e ci hanno detto che Matteo doveva essere subito operato e che la situazione era critica. Con mia moglie abbiamo deciso di farlo subito operare e il giorno dopo la dottoressa ci ha detto che ci stava il rischio che non tornasse più. Ci avevano preparato al peggio. Lui prima di entrare nella sala operatoria mi ha guardato e mi ha fatto il leone e mi sono attaccato a quello. Ora ce l’ho tatuato. Quelle sono state ore infinite e non ricevevamo nessuna notizia. Fortunatamente poi è arrivata una nostra amica dottoressa che si è andata ad informare. Poi ci ha detto che Matteo ce l’aveva fatta ed è stata una piccola vittoria.
Poi non si è fermato tutto con l’operazione, sono stati mesi duri, in cui bisogna star dietro a tutti i controlli. I primi due anni sono stati difficili, per fortuna mia moglie Martina ha un carattere fortissimo e se in un primo momento sono stato io a trasmetterle la forza, poi è stata lei ad essere forte visto anche il mio lavoro. La Juve e il presidente mi hanno dato tutto il tempo. Le prime tre settimane per me il calcio non esisteva più. Abbiamo condiviso tanto e ci siamo legati molto, nonostante non sia stato tutto rose e fiori. La forza che abbiamo avuto ci ha permesso di superare tutto. Matteo è guarito e abbiamo potuto vedere la malattia come una lezione di vita. Se mi ha aiutato durante la mia carriera? Mi ha fatto capire le priorità. Quando mi chiedono come ho fatto a vivere sotto pressione per le critiche sui social mi faccio una risata, pensando che le vere difficoltà sono altre. In quel periodo qualcuno ha augurato la morte a Matteo, a me. In passato ho dato attenzione al giudizio degli altri, poi ho capito che le cose importanti sono altre. Oggi vivere con i miei figli è la cosa più bella che potesse succedermi. E ho sempre detto loro di fargli passare momenti di gioia”.