Pagina 2 | Inchiesta Prisma: chiesto il rinvio a giudizio per Agnelli, Nedved, Arrivabene e Paratici

TORINO - La Procura di Roma aveva ricevuto il fascicolo relativo alla “inchiesta Prisma” nel settembre scorso e in meno di un anno, dopo aver verificato i faldoni provenienti da Torino e aver acquisito i bilanci oggetto di indagine nel dicembre dello scorso anno, ha chiesto il rinvio a giudizio per gli ex vertici della Juventus. Il provvedimento riguarda l’ex presidente della Juventus, Andrea Agnelli, e altri ex dirigenti tra cui Pavel Nedved (all’epoca dei fatti vice presidente), Maurizio Arrivabene (amministratore delegato), e Fabio Paratici (direttore tecnico) nell’ambito dell’indagine relativa alle plusvalenze e alla manovra stipendi. 

Prisma: tutte le accuse e le posizioni stralciate

Le accuse contestate nell’inchiesta Prisma sono quelle di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e false fatturazioni e in particolare, secondo l’accusa, si ipotizzano plusvalenze fittizie e manovre sugli stipendi dei calciatori durante la pandemia da Covid-19. La procura di Roma, ha precisato l’Ansa, ha stralciato dal filone principale del procedimento la posizione di quattro indagati: Francesco Roncaglio (ex componente del Cda), Enrico Vellano (ex componente del Cda), Stefania Boschetti (revisore legale Ernst & Young) e Roberto Grossi (revisore legale Ernst & Young). Per l’ex dt Fabio Paratici, invece, lo stralcio è stato disposto solo per due capi di imputazione relativi all’ultimo dei bilanci presi in esame dagli inquirenti romani.

In quel periodo non faceva più parte della società bianconera ma era in organico al Tottenham. Il club ha preso posizione poco prima delle 20 con un comunicato di 10 righe nel quale ribadisce le proprie posizioni e rimanda “al comunicato stampa diffuso il 22 dicembre 2023 e alla relazione finanziaria semestrale consolidata al 31 dicembre 2023”. La vicenda ruota intono a quelle plusvalenze che, peraltro, erano già state stralciate nel processo sportivo dopo che (insieme agli altri club) la Juventus era stata assolta per la violazione e poi condannata ricorrendo all’onnicomprensivo e al contempo vaghissimo articolo 4 del Codice di giustizia sportiva (probità e lealtà).

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Prisma: la decisione del Gup

Sono piani differenti, in ogni caso, e ora bisognerà aspettare la valutazione del Gup, il giudice per l’udienza preliminare, che dovrà decidere se convalidare questa richiesta, in tutto o in parte (e allora si andrà a processo) oppure procedere all’archiviazione. Il procedimento, coordinato dall’aggiunto Giuseppe Cascini e dal sostituto Lorenzo Del Giudice, era appunto arrivato all’attenzione dei magistrati di Piazzale Clodio dopo la decisione della Cassazione che aveva dichiarato l’incompetenza territoriale della Procura di Torino. Il ricorso era stato presentato dalla stessa società bianconera che riteneva incompetente la Procura di Torino in quanto la sede della Borsa è a Milano ed essendo il club quotato in Borsa, il reato (ammesso che venga provato) sarebbe stato commesso nel capoluogo lombardo.

Il sette settembre dell’anno scorso, così, la Corte di Cassazione ha dato ragione alla Juventus ma con una sorpresa: il trasferimento a Roma. La richiesta dei legali bianconeri era stata motivata facendo notare ai magistrati della Suprema Corte che sebbene l’ipotesi di reato contestata agli indagati si fosse verificata a Torino, la Borsa si trova a Milano e i relativi server a Roma. I giudici, accogliendo la richiesta delle difese, stabilirono così che la competenza territoriale fosse trasferita nella Capitale. I magistrati romani hanno esaminato le carte, prodotto altri approfondimenti su questa indagine complessa e particolare e sono arrivati alla richiesta di rinvio a giudizio. Se il Gup accoglierà le richieste dei colleghi inquirenti, il processo sull’Inchiesta Prisma potrà cominciare.

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Irregolarità su materiale informatico

Punto a favore della difesa per la Juventus e per gli imputati nel caso legato all’indagine Prisma che ieri ha visto i pm chiedere il rinvio a giudizio nei confronti degli indagati. Il sito Calcio e Finanza racconta che nei giorni scorsi il gip di Roma, Elvira Tamburelli, ha verificato che le acquisizioni di materiale informatico hanno seguito una procedura non corretta (trattenendo il materiale in maniera irregolare a distanza di quasi tre anni dal sequestro), ordinando così ai pm di risolvere questa problematica: un tema a cui però i pm non hanno ancora messo mano, motivo per cui si parla di un tema da considerare con urgenza sia in questa fase sia in Udienza Preliminare. Considerando anche il fatto che le prime acquisizioni siano datate novembre 2021 e, alla luce anche della decisione del Gip, si tratterebbe quindi di una irregolarità che si protrae da quasi 3 anni. Il gip ha accolto le istanze delle difese, disponendo che i pm debbano restituire agli indagati la copia forense integrale dei dispositivi sequestrati, previa estrazione dei soli dati informatici pertinenti ai reati per cui si procede, rilevanti per l’accertamento dei fatti.

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Prisma: la decisione del Gup

Sono piani differenti, in ogni caso, e ora bisognerà aspettare la valutazione del Gup, il giudice per l’udienza preliminare, che dovrà decidere se convalidare questa richiesta, in tutto o in parte (e allora si andrà a processo) oppure procedere all’archiviazione. Il procedimento, coordinato dall’aggiunto Giuseppe Cascini e dal sostituto Lorenzo Del Giudice, era appunto arrivato all’attenzione dei magistrati di Piazzale Clodio dopo la decisione della Cassazione che aveva dichiarato l’incompetenza territoriale della Procura di Torino. Il ricorso era stato presentato dalla stessa società bianconera che riteneva incompetente la Procura di Torino in quanto la sede della Borsa è a Milano ed essendo il club quotato in Borsa, il reato (ammesso che venga provato) sarebbe stato commesso nel capoluogo lombardo.

Il sette settembre dell’anno scorso, così, la Corte di Cassazione ha dato ragione alla Juventus ma con una sorpresa: il trasferimento a Roma. La richiesta dei legali bianconeri era stata motivata facendo notare ai magistrati della Suprema Corte che sebbene l’ipotesi di reato contestata agli indagati si fosse verificata a Torino, la Borsa si trova a Milano e i relativi server a Roma. I giudici, accogliendo la richiesta delle difese, stabilirono così che la competenza territoriale fosse trasferita nella Capitale. I magistrati romani hanno esaminato le carte, prodotto altri approfondimenti su questa indagine complessa e particolare e sono arrivati alla richiesta di rinvio a giudizio. Se il Gup accoglierà le richieste dei colleghi inquirenti, il processo sull’Inchiesta Prisma potrà cominciare.

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