Pagina 2 | Yildiz, la 10 non basta: perché il piano Juve non convince l'entourage

TORINO - Kenan Yildiz siede al centro del villaggio. Ce l’ha messo Thiago Motta che, non appena assunto l’incarico di tecnico della Juventus, ha iniziato a confrontarsi con Cristiano Giuntoli: da questa parte chi resta, da quella chi deve partire. Il turco è rimasto saldamente da questa, pronto a prendersi i gradi di stella della squadra, dopo aver iniziato a brillare nella passata stagione. Il problema è che il contratto firmato soltanto dodici mesi fa, quando l’etichetta appiccicata addosso era quella di giocatore della Next Gen, non rispecchia le gerarchie attuali. E le ambizioni del ragazzo e del suo entourage, a loro volta, non coincidono con i piani della società.

La Juve e il rinnovo di Yildiz

La premessa, quasi scontata, si cela nel fatto che il club sia pienamente consapevole del patrimonio tecnico (ed economico) che stringe tra le mani, dopo aver strappato Yildiz al Bayern Monaco grazie a una clamorosa intuizione tra scouting e mercato. Per questo la dirigenza ha aperto al rinnovo di contratto, nonostante l’ultimo sia stato firmato lo scorso agosto e sia valido fino al 2027. Giusto portare il suo compenso, che attualmente si aggira intorno ai 300mila euro, a livello da prima squadra. Già, ma quale livello? La società ha proposto un adeguamento che tocca il milione di euro, ma la risposta incassata dallo staff che segue l’attaccante classe 2005 – capeggiato dal papà, dopo il burrascoso addio al procuratore Carlos Ruiz con cui è in corso una bega giudiziaria – sarebbe stata piuttosto fredda. Le mire sono evidentemente più alte, e non di poco. E questo avrebbe inevitabilmente irrigidito la controparte bianconera, che sul tavolo non ha messo un semplice accordo economico. Non solo, quantomeno.

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Yildiz, futuro da scrivere

Intorno alla figura di Yildiz, infatti, la Juventus avrebbe l’intenzione di costruire una narrazione più ampia. Quella di un giovanissimo e talentuosissimo ragazzo capace di caricarsi sulle spalle i sogni e le ambizioni del club, magari vestendo un simbolo iconico come la maglia numero 10. Avrebbe, appunto. Perché il presente appare luminoso, rischiarato da quel gol al Bologna nell’ultimo turno dello scorso campionato che suona quasi come manifesto programmatico, ma il futuro è ancora tutto da scrivere. In campo e fuori dal campo. Intanto, concluse le vacanze dopo le fatiche agli Europei con la Turchia, Yildiz è tornato a lavorare in gruppo. E sabato, a Pescara, ha messo nelle gambe i primi minuti della nuova stagione. Questa sera ne seguiranno altri. E poi altri ancora. In attesa, lì al centro del villaggio, di capire se poter piantare radici.

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Yildiz, futuro da scrivere

Intorno alla figura di Yildiz, infatti, la Juventus avrebbe l’intenzione di costruire una narrazione più ampia. Quella di un giovanissimo e talentuosissimo ragazzo capace di caricarsi sulle spalle i sogni e le ambizioni del club, magari vestendo un simbolo iconico come la maglia numero 10. Avrebbe, appunto. Perché il presente appare luminoso, rischiarato da quel gol al Bologna nell’ultimo turno dello scorso campionato che suona quasi come manifesto programmatico, ma il futuro è ancora tutto da scrivere. In campo e fuori dal campo. Intanto, concluse le vacanze dopo le fatiche agli Europei con la Turchia, Yildiz è tornato a lavorare in gruppo. E sabato, a Pescara, ha messo nelle gambe i primi minuti della nuova stagione. Questa sera ne seguiranno altri. E poi altri ancora. In attesa, lì al centro del villaggio, di capire se poter piantare radici.

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